Massimo Galli, manifesto sul coronavirus: "Rischio epidemico vivo". Zangrillo risponde: "Cosa non considerate"

Articolo Precedente

precedente
Articolo Successivo

successivo
Liberoquotidiano.it ESTERI

Possiamo avere anche centomila terapie intensive ma se non sappiamo farle funzionare la gente morirà anche peggio" di adesso.

Replica Zangrillo, ospite ieri a Mezz'ora sui Rai Tre "la carica virale dipende anche dalla capacità replicativa del virus.

Sei medici, tra cui Massimo Galli, direttore della terza divisione di malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, sono firmatari di un documento di risposta al "manifesto", pubblicato il 20 giugno scorso, del primario del San Raffaele di Milano, Alberto Zangrillo. (Liberoquotidiano.it)

La notizia riportata su altre testate

Il Sars-CoV-2 non si è dunque placato, non c’è ragione di credere alla sua benevolenza soltanto perché adesso dalle nostre parti si vedono meno casi. Altri personaggi del mondo universitario italiano si starebbero riunendo attorno al nucleo dei «sette». (Corriere della Sera)

Una concentrazione di contagi che dimostra quanto “il virus circoli ancora nel paese e la capacità che ha di poter causare danni simili a quelli provocati nella prima fase dell’epidemia“. È guerra di opinioni fra i virologi italiani, secondo Tavio, Andreoni e Galli “l’influenza da Covid potrebbe tornare ai livelli della prima fase”. (Inews24)

Sono la dimostrazione «che il virus attualmente circolante è attivo e contagiante. Si legge sul Corriere:. Il ragionamento parte dall’esame dei focolai che si sono verificati in poco più di una settimana a Roma (San Raffele e Garbatella), Palmi, Mondragone e in Emilia (azienda di spedizioni Bartolini). (L'HuffPost)

I medici rispondono ai loro colleghi che hanno firmato un altro documento in cui parlano invece di emergenza superata. (Leggo.it)

Secondo gli infettivologi non si può dire che il virus sia meno aggressivo soltanto perché oggi in Italia si vedono meno casi. Gli autori del manifesto, criticato anche Crisanti, insistono, convinti sulla base dei dati ospedalieri che il coronavirus abbia una carica virale più debole e meno contagiosa. (Virgilio Notizie)