Covid, a un metro e con mascherina Ffp2 il rischio di contagio è trascurabile: lo studio

Calabria 7 INTERNO

Ad esempio, considerando un colpo di tosse (con media carica virale) si può avere un alto rischio di contagio entro i 2 metri in condizioni di umidità relativa media mentre diventano 3 con alta umidità relativa, sempre senza mascherina

Senza la mascherina, le goccioline di saliva emesse quando si parla da una persona che ha l’infezione da SarsCoV2 possono raggiungere la distanza di poco più d’un metro, mentre starnutendo arrivano fino 7 metri in condizioni di elevata umidità. (Calabria 7)

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Con un’umidità media relativa, ad esempio, un colpo di tosse con media carica virale, contagia già a due metri che diventano tre se l’umidità aumenta e infatti con il caldo il rischio di contagio diminuisce. (ANTENNA TRE)

In questo caso si può contrastare la catena del contagio sanificando superfici e mani. Le goccioline in sospensione si possono depositare sulle superfici che diventano quindi il terreno di contagio una volta toccate dall’individuo sano. (imagazine)

La ricerca propone un modello di quantificazione del rischio di contagio da Covid-19 in funzione di distanza interpersonale, condizioni ambientali di temperatura e umidità e tipo di evento respiratorio considerato (parlare, tossire o starnutire), con o senza l’utilizzo di mascherine. (Italia Sera)

L’applicazione del modello fornisce una valutazione sistematica degli effetti del distanziamento e delle mascherine sul rischio d’infezione Nel tempo la comunità scientifica ha approfondito nuovamente la caratterizzazione degli spray respiratori, le distanze raggiunte dalle goccioline salivari e l’efficacia del distanziamento. (Tecnomedicina)

“Aldilà degli aspetti tecnico-scientifici utilizzati da questi bravi ricercatori – aggiunge Zaia – colpisce positivamente l’assonanza di quanto studiato con alcune delle principali domande e preoccupazioni che la gente pone, cercando di capire come difendersi meglio. (Chioggia News 24 Quotidiano Online)

Ringrazio per il prezioso lavoro fatto l’ateneo patavino e il gruppo di ricerca del professor Francesco Picano del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell'Universita' di Padova, in squadra con le Università di Udine, Vienna e Chalmers”. (Quotidiano Sanità)