S&P, l’agenda di riforme non avrà un impatto immediato sul rating

La Stampa ECONOMIA

Se queste garanzie dovessero essere richieste, il debito pubblico aumenterebbe oltre le nostre attuali aspettative» ha precisato l’agenzia di rating

«Il nuovo governo di "unità nazionale" italiano, guidato dall'ex presidente della Bce Mario Draghi, ha detto che si concentrerà sulla risposta alla pandemia e sul sostegno alla ripresa economica – si legge nel bollettino -.

Nel suo odierno bollettino S&P Global Ratings ha analizzato il percorso che il nostro Paese ha di fronte a sé precisando che l’ambiziosa agenda di riforme in cantiere non avrà un immediato impatto sulla sua visione della qualità del credito dell'Italia (BBB/Stable/A-2). (La Stampa)

Se ne è parlato anche su altri giornali

Nel 2020, il PIL si è contratto dell'8,8% poichè le restrizioni Covid hanno pesato sui consumi privati e sugli investimenti. Se l'Italia, destinata a essere il maggior beneficiario delutilizzasse efficacemente la sua quota del fondo, ciò potrebbegliche sono stati inferiori di circa il" (Il Messaggero)

Questo dovrebbe aprire la strada a una ripresa sostenuta dell'economia e dell'occupazione. Dal punto di vista degli investitori, i tassi bassi delle obbligazioni li hanno spinti a cercare rendimenti più elevati nel mercato immobiliare, fatto che ha stimolato la, fa notare S&P Global Ratings. (Il Messaggero)

“Prevediamo una ripresa della crescita economia dell’Italia al 5,3% nel 2021, sulla base di una normalizzazione della situazione sanitaria e del mantenimento dello stimolo di bilancio e monetario”. Più vicino al più 6% indicato dal precedente governo che al 3,5% scritto da Banca d’Italia e Fondo monetario internazionale. (Il Fatto Quotidiano)

Ricordando le garanzie pubbliche per le imprese che valgono fino al 25% del Pil l’agenzia osserva che «se fossero utilizzate , il debito pubblico aumenterebbe oltre le nostre attuali aspettative». S&P prevede un defciit/Pil vicino all’(% quest’anno, ma scrive anche che «la potenziale ripresa del Pil significa che il rapporto debito/Pil potrebbe stabilizzarsi quest’anno». (Corriere della Sera)