Omicidio Giulia Tramontano, dalla cucina al salotto fino al corridoio: la ricostruzione del raid di Alessandro Impagnatiello

IL GIORNO INTERNO

– Il reperto indicato con il numero 1 è il ceppo di coltelli, trovato sul piano cucina sopra il forno, con cinque lame infilate in ordine crescente di grandezza: quello dell’omicidio dovrebbe essere lungo una decina di centimetri, con manico nero. Attorno, perfettamente allineati, un orologio con cinturino d’acciaio, un anello e diverse confezioni di medicinali. Il reperto numero 9 è uno zaino di pelle marrone, lo stesso da cui nel pomeriggio di domenica 28 maggio l’amante di Alessandro Impagnatiello vide spuntare un paio di guanti in lattice di colore azzurro. (IL GIORNO)

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Tre giorni dopo l’omicidio il barman, accompagnato dalla madre, si presenta nel negozio di via Volta con domande insistenti: l’ossessione per le videocamere lungo l’asse dei luoghi del delitto. (IL GIORNO)

Anche quando è ormai spalle al muro e per lui si aprono le porte del carcere con la prospettiva molto realistica di rimanerci a vita, Alessandro Impagnatiello non rinuncia a mentire spudoratamente. Anche quando confessa, anche quando ammette di aver ucciso Giulia e il bambino che sarebbe nato tra due mesi. (Corriere Milano)

Proprio l'esame autoptico sul corpo della giovane che l'uomo ha tentato di bruciare per ben due volte prima di sbarazzarsene, servirà per accertare se, come ipotizza la Procura, sia stata aggredita alle spalle e assassinata con più coltellate, tra cui quella mortale all'altezza della gola e se sia stata colpita al ventre e se lui abbia infierito sul corpo senza vita della sua compagna; di che natura sono i tagli che, come ha affermato il barman davanti al gip, si sarebbe provocata involontariamente o se invece abbia cercato di reagire e di difendere se stessa e il bimbo in grembo che già aveva un nome: Thiago. (ilmessaggero.it)