Assalto alla Par condicio, ammessi tutti gli emendamenti di Fdi e Lega. La presidente M5s Floridia chiede di tenere la bozza iniziale

Il Fatto Quotidiano INTERNO

Ore di tensione in Vigilanza Rai mentre ci si avvia all’approvazione delle regole per la Par condicio in vista delle prossime elezioni Europee. Dopo le proteste delle opposizioni unite contro le modifiche proposte dalla maggioranza, oggi gli uffici legali della commissione hanno dichiarato ammissibili tutti gli emendamenti proposti da Fdi, Lega e Noi Moderati. Chi spinge per modificare il regolamento in modo da dare più spazio al governo sono tutte le forza di maggioranza, tranne Forza Italia. (Il Fatto Quotidiano)

Se ne è parlato anche su altre testate

«Ormai siamo a un passo dall’Eiar: il passaggio definitivo dal servizio pubblico a quello di Stato e di governo. (left)

L'opposizione accusa il governo di «occupazione» della Rai e di «scempio della libertà di informazione e della stampa». Il tutto a causa di un emendamento alla delibera del regolamento sulla par condicio in cui si sottolinea la distinzione tra comunicazione istituzionale e di governo, politica e di partito. (ilGiornale.it)

Se un ministro parla in tv delle attività istituzionali del suo dicastero, il tempo dedicatogli va misurato ai fini della par condicio, e quindi compensato da interventi di esponenti delle opposizioni? È uno degli interrogativi principali attorno ai quali si sviluppa la discussione di oggi, 9 aprile, nella commissione di Vigilanza Rai. (Open)

Alla vigilia del voto di oggi in commissione di Vigilanza Rai sul nuovo regolamento televisivo dell’Autorità per le comunicazioni delle prossime elezioni europee, la situazione è questa. Maggioranza divisa e opposizione compatta. (Corriere Roma)

La vicenda della par condicio “è come il controesodo a Ferragosto e il picco di influenza a gennaio: arriva regolarmente in primavera, in caso di elezioni”. Così Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia in Senato e membro della commissione di Vigilanza Rai. (L'Opinione delle Libertà)

Da una parte, contingentare gli spazi di visibilità degli attori politici può tradursi in una menomazione della libertà d’espressione; dall’altra, astenersi dal disciplinarli può produrre discriminazioni nell’accesso ai mezzi d’informazione. (Il Messaggero)