Giuseppe Conte e l'autogol sulla libertà di stampa

Giuseppe Conte e l'autogol sulla libertà di stampa
Liberoquotidiano.it INTERNO

Andrea Tempestini 06 maggio 2024 Il personaggio è scaltro, sguiscia e si reinventa, strizza l'occhio a destra e poi cerca di scalare la sinistra.Ma soprattutto quando è necessario dimentica, omette. O peggio mistifica. Il soggetto in questione è Giuseppe Conte, il presunto “avvocato del popolo” che ha commentato con toni apocalittici il declassamento di cinque posizioni dell'Italia nella classifica di Reporters Sans Frontières sulla libertà di stampa, dalla 41esima alla 46esima piazza. (Liberoquotidiano.it)

Ne parlano anche altre fonti

World press freedom index: numeri veri e confronti truffaldini (Start Magazine)

È stato pubblicato da poco l’indice mondiale della libertà di stampa 2024, redatto da Reporter Senza Frontiere (RSF). Quest’anno, l’agenzia evidenzia un “preoccupante calo del sostegno e del rispetto per l’autonomia dei media e un aumento della pressione da parte dello Stato o di altri attori politici”. (idealista.it/news)

Le classifiche sono sempre appassionanti e quindi diamo subito qualche dato. È stato pubblicato il Rapporto 2024 di Reporteres sans Frontières (RSF), che come sempre costituisce una lettura piuttosto interessante sullo stato della libertà di stampa nel mondo. (Inside Over)

Lo stato della libertà di stampa nel mondo

Quando questa mattina ho letto l’apertura di Repubblica, non volevo crederci. Il titolo è “Libertà di stampa, l’Italia arretra” ed intervistano dei tizi di “Reporter senza Frontiere” che, con il loro solito strascico di sciocchezze, hanno dato il via al festival del “Resistere alle pressioni del regime”. (Nicola Porro)

L’indice classifica 180 Paesi in base alla capacità dei giornalisti di lavorare e di riferire liberamente e in modo indipendente, con l’Italia che perde 5 posizioni rispetto all’anno precedente. (Il Faro online)

Per questa ragione abbiamo dovuto scontare scetticismo, ironie, malevolenze di chi aveva scelto di non vedere e di non sentire, pensando di ricavarne un posto a tavola o di spuntare qualche risultato politico o sindacale. (Il Fatto Quotidiano)