Caso Ilaria Salis, Salvini: «Se è colpevole non può fare la maestra». La Lega: «Nel 2017 assaltò un gazebo». I legali: «Fu assolta»

Corriere Milano INTERNO

Ilaria Salis, nel 2017, insieme ad altre persone sarebbe stata protagonista di un azione anti-Salvini a Monza assaltando un gazebo della Lega. Un episodio per cui l'insegnante 39enne è finita a processo. Lo si apprende in una nota diffusa proprio dal Carroccio: «Le immagini di Ilaria Salis incatenata in Ungheria sono scioccanti: il suo caso offre la possibilità di riflettere sull'atteggiamento di un Paese membro dell'Ue, ma non solo. (Corriere Milano)

La notizia riportata su altri media

Le foto della sua entrata in un'aula di tribunale a Budapest incatenata mani e piedi hanno scioccato i più, anche chi non le ha viste, facendo partire subito un'ondata anti-Orbán con chi chiede la liberazione, chi il rientro in patria, chi i domiciliari e chi ha fiducia nella giustizia ungherese che purtroppo e come si sa è indipendente dai voleri del governo, proprio come la nostra. (L'HuffPost)

L'Ungheria ne chiede l'estradizione, ma la Corte d’Appello di Milano si oppone alla consegna. (Fanpage.it)

Allo stesso modo ha fatto bene il vicepremier Matteo Salvini ad annotare che, se la Salis fosse dichiarata colpevole dalla magistratura ungherese, sarebbe "incompatibile con l'insegnamento" . (ilGiornale.it)

Penso a Ilaria Salis, che tutti abbiamo visto umiliata e incatenata in tribunale, in occasione del processo che la vede coinvolta in Ungheria. La giustizia, in qualsiasi paese, prevede che si debbano pagare eventuali reati, e proprio a questo dovrebbe servire un processo: appurare se il reato sussiste, e di quale entità. (la Repubblica)

Delle ormai molte interviste del padre di Ilaria Salis, mi ha colpito più di tutto una frase. L’ingegnere Roberto Salis si è trovato a dover difendere pubblicamente i diritti di essere umano di sua figlia, incarcerata per quasi un anno in attesa di giudizio, nella Ungheria di Orbán. (L'HuffPost)

La vicenda giudiziaria e la denuncia delle condizioni disumane in cella (LAPRESSE)