La grande fuga, da Coca-Cola a Ikea. Chi resta sempre più in difficoltà

la Repubblica ECONOMIA

Se fin dalla prima ora si sono chiamati fuori colossi come Coca-Cola e Ikea, di recente si è mossa in questa direzione anche la multinazionale tedesca della tecnologia Siemens: il 12 maggio ha annunciato l’avvio di un «processo ordinato» per la chiusura delle attività nel Paese, con un impatto negativo da 600 milioni sui conti del trimestre

Nel mondo degli affari, con Renault e McDonald’s si allunga la lista dei grandi gruppi internazionali che, a vario titolo, hanno deciso di fare un passo indietro dalla Russia, quasi tre mesi dopo l’invasione dell’Ucraina. (la Repubblica)

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Di queste 24 società, 13 hanno scalato diverse posizioni rispetto al passato, 11, invece, hanno perso terreno. Sono infatti 24 le società russe presenti nella Global 2000 di Forbes di quest’anno, la nostra classifica annuale delle più grandi società pubbliche al mondo, che tiene conto di parametri equamente ponderati: asset, valore di mercato, vendite e profitti. (Forbes Italia)

Siamo solidali con gli innocenti uomini, donne e bambini che stanno soffrendo", ha affermato l'amministratore delegato Jacek Olczak, sottolineando che la società ha "più di 3.200 dipendenti in Russia e continua a sostenerli, anche pagando i salari" "I nostri sforzi nelle ultime 4 settimane sono stati nell'assicurare la sicurezza dei nostri colleghi ucraini. (Sky Tg24 )

Secondo le indagini di Yale School of Management, l’Italia ha una quota piuttosto alta di aziende ancora operative in Russia. Tra queste si distinguono le aziende ancora in funzione, con attività ridotte, investimenti in attesa o in fase di chiusura. (Money.it)

Sarebbe questa la pista principale battuta da Unicredit per gestire l'esposizione alla Russia in attesa che la crisi scatenata dalla guerra all'Ucraina si stabilizzi. Uscire dalla Russia è impresa complessa. (Milano Finanza)