Omicidio in carcere a Milano: uomo strangolato dal compagno di cella

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I colpi alla testa e al corpo. Poi la cintura stretta al collo. Fino a uccidere. Omicidio venerdì sera nel carcere di Opera, dove un detenuto è stato ucciso dal suo compagno di cella all'interno del penitenziario meneghino. La vittima, stando a quanto finora appreso, è Antonio Magrini, 68 anni compiuti a fine marzo scorso, originario di Bari, che si trovava in carcere per droga. Il presunto killer è invece Domenico Massari, 58enne, anche lui pugliese, che è in carcere per omicidio. (MilanoToday.it)

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Un omicidio si è consumato presso il carcere di Opera venerdì sera: un detenuto strangola il compagno di cella. OPERA – Sono ancora da chiarire le cause che hanno fatto scattare la lite tra Antonio Magrini, 68 anni, originario di Bari, e il suo assassino, Domenico Massari, 58 anni. (Giornale dei Navigli)

Prima la lite poi l'omicidio. Un detenuto è stato ucciso dal suo compagno di cella all'interno del carcere di Opera a Milano. (quotidianodipuglia.it)

Magrini è stato trovato esanime all'interno della cella, che condivideva con lo stesso Massari. Dietro l'omicidio in carcere a Opera c'è una vecchia conoscenza delle cronache: si tratta di Domenico Massari, detto "Mimmo", detenuto per aver ucciso la ex moglie Deborah Ballesio nel 2019. (leggo.it)

Milano – Domenico Massari avrebbe ucciso Antonio Magrini, suo compagno di cella nel carcere di Opera, al culmine di una violenta lite nata da banali motivi di condivisione degli spazi in prigione: intorno alle 22.30 di ieri venerdì 19 aprile prima lo ha colpito alla testa con un oggetto, poi lo ha strangolato con la cintura dell’accappatoio. (IL GIORNO)

A terra senza vita, nella tarda serata di venerdì, un uomo di 67 anni, recluso per reati di droga, ucciso dal compagno di cella 58enne, Domenico Massari, condannato per l'omicidio dell'ex moglie, Deborah Ballesio, freddata con sette colpi di pistola, quattro anni fa, in un ristorante di Savona mentre cantava al karaoke. (Corriere Milano)

Oristano. Anche in un regime di carcere duro l’ordinamento garantisce ai detenuti l’esercizio della libertà religiosa quale diritto naturale e irrinunciabile che può favorirne il recupero sociale. Così, in varie strutture penitenziarie in Italia molti detenuti possono ricevere assistenza spirituale da ministri di culto dei Testimoni di Geova. (SARdies.it)