È morto Roberto Gervaso, addio al giornalista degli aforismi

Il noto giornalista, nato a Roma il 9 luglio 1937, si è spento a Milano dopo una lunga malattia.

Indimenticabili i suoi aforismi ma anche il suo particolare look con una collezione sconfinata di papillon e cappelli.

Gervaso aveva iniziato la sua attività nel 1960 al Corriere della Sera introdotto da Indro Montanelli, con il quale aveva scritto la “Storia d’Italia”.

La figlia, Veronica Gervaso, ha scritto su Twitter: “Sei stato il più grande, colto e ironico scrittore che abbia mai conosciuto. (Yahoo Celebrity Italia)

Ne parlano anche altre fonti

«Resto dentro di me l’allievo devoto di un Maestro. È una giornata di sole romano, Gervaso ricorda bene: «Mi chiamava Robertino… e mi spiegò il metodo di lavoro nel 1964 per la Storia d’Italia: “Hai presente il monumento a Garibaldi? (Corriere della Sera)

È morto Roberto Gervaso, scrittore e giornalista di successo. "La morte di Roberto Gervaso priva l'Italia di una autentica fonte di cultura,sapere e intelligenza. (AGI - Agenzia Italia)

Lo scrittore e giornalista Roberto Gervaso, autore di successo di numerosi libri, in particolare biografie di celebri personaggi, e protagonista tra i primi della grande divulgazione storica in Italia, è morto, dopo una malattia, all’età di 82 anni in ospedale a Milano (L'HuffPost)

Lascia la moglie Vittoria e la figlia Veronica, giornalista del Tg5. Tra le tante opere, era autore, insieme a Indro Montanelli, di celebri libri di dilvugazione sulla storia dell’Italia. (Virgilio Notizie)

Lo stesso ha fatto Silvio Berlusconi: “Quella di Roberto Gervaso è una grave perdita per me, per il giornalismo, per l’Italia. Mattarella: uomo "di finissima cultura, protagonista, per lunghi anni, del giornalismo e della vita culturale del nostro Paese". (Il Fatto Quotidiano)

E poi quella sua vaga somiglianza con Churchill, uno dei suoi campioni, faceva parte dello spasso e del suo spessore. Di sicuro non rientrava nelle due categorie su cui ironizzava: «C’è’ chi crede di essere un grande scrittore perché tutti lo leggono; e c’è chi crede di essere un grande scrittore perché nessuno lo legge». (Il Gazzettino)