Le prime parole di Sandokan dopo il pentimento: “Lo faccio per la famiglia, sono stato un mafioso non solo camorrista”

TERRANOSTRA | NEWS INTERNO

.117 Visite Gomorra, ultimo atto. «Lo faccio per la mia famiglia», dice l’uomo rivolgendosi ai magistrati. E aggiunge: «Sono stato un mafioso, non solo un camorrista». Carcere di Parma, gli inizi di marzo. Francesco Schiavone ha appena compiuto 70 anni, ha trascorso gli ultimi 26 in cella con 14 ergastoli sulle spalle. Francesco Schiavone, noto come “Sandokan”, capo di una delle cosche più temibili nella galassia della criminalità organizzata, quella dei casalesi, sta collaborando da qualche giorno con la giustizia. (TERRANOSTRA | NEWS)

La notizia riportata su altri media

La notizia circolava da giorni nel Casertano, mentre nel sottobosco della giustizia qualcosa già si muoveva da tempo: qualche settimana fa il boss, che avrebbe un tumore, era stato infatti trasferito dal carcere di Parma a quello dell'Aquila per avere la possibilità di curarsi nell'ospedale San Salvatore, proprio come avvenuto per il capomafia Matteo Messina Denaro, deceduto lo scorso settembre proprio nel capoluogo abruzzese. (ilGiornale.it)

Si scopre che un incidente imprevisto la coinvolge: la donna è stata vittima di un rapimento temporaneo da parte dell’oscuro Vahap, che l’ha costretta a cedere la propria auto prima di abbandonarla isolata su una strada cittadina. (SofiaOggi.com)

Un boss anziano come Francesco Schiavone, dopo 26 anni di carcere, gran parte dei quali trascorsi al 41 bis, decide di collaborare con la giustizia perché è possibile che abbia guardato indietro, analizzato come le retrovie del suo clan si sono logorate, e si sono usurati anche i limiti detentivi che si era imposto e piano piano ha immaginato e ragionato su quello che resta del suo futuro. (la Repubblica)

Oltre a svelare omicidi rimasti mistero, il boss dei Casalesi Francesco Schiavone - detto Sandokan - che ha iniziato a collaborare con la giustizia, potrebbe gettare nuova luce su quella pagina drammatica e opaca del nostro Paese rappresentata dalla Terra dei Fuochi, ma potrebbe anche far tremare i colletti bianchi: è noto lo stretto rapporto dei Casalesi con un'ampia zona grigia dell'imprenditoria e della politica. (Sky Tg24 )

"Ci sono tanti aspetti da approfondire, come la rete di relazioni che garantiva al clan di inserirsi negli appalti, soprattutto quelli che hanno riguardato la ricostruzione - sottolinea -. Lo afferma, all'ANSA, l'ex procuratore nazionale Antimafia, Federico Cafiero de Raho. (La Gazzetta del Mezzogiorno)