Bucciantini: «Acerbi-Juan Jesus? Ad un protagonista è mancato coraggio!»

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Bucciantini si è espresso sulla vicenda Acerbi-Juan Jesus. Il giornalista parla di coraggio, il quale sarebbe mancato a uno dei tre protagonisti coinvolti. CORAGGIO − A Radio Sportiva, Marco Bucciantini si esprime sul caso Acerbi-Juan Jesus: «I processi si concludono anche con una non condanna. Di questa vicenda abbiamo parlato tantissimo, c’è una vicenda processuale che ascolta l’accusa e garantisce la difesa. (Inter-News)

La notizia riportata su altre testate

"Sono triste e dispiaciuto: è una vicenda in cui abbiamo perso tutti". Le parole - in merito alla vicenda che ha catalizzato l'attenzione del mondo del calcio e non solo - sono dello stesso Francesco Acerbi, che dopo l'assoluzione dalle accuse di insulti razzisti a Juan Jesus, torna a parlare sulle pagine del Corriere della Sera. (TUTTO mercato WEB)

Si sta solo umiliando una persona, massacrando e minacciando la sua famiglia, ma per che cosa? Per una cosa che era finita in campo e nella quale il razzismo non c'entra nulla. «Non c'è stato nessun razzismo in campo e io non sono una persona razzista: il mio idolo era George Weah e quando mi fu trovato il tumore ricevetti una telefonata a sorpresa da lui che ancora oggi mi emoziona. (ilmattino.it)

Ora vuole solo tornare a giocare. Lo farà senza aver risposto alle domande che sono sulla bocca di tutti e gli andavano fatte per amore di chiarezza da parte sua: perché ha sentito il bisogno di scusarsi se non ha detto quelle cose? Perché lui stesso non ha taciuto dopo che l'avversario gli aveva teso una mano senza dare pubblicità alla questione davanti ai microfoni? E ancora: adesso è pronto a sporgere querela contro Juan Jesus per calunnia? (Fanpage.it)

Ma perché è arrivata questa decisione da parte del Giudice sportivo? A spiegarlo nel dettaglio ci pensa La Gazzetta dello Sport, partendo dalle audizioni con la Procura FIGC in cui i due protagonisti della vicenda hanno ribadito le loro versioni: l'interista si è presentato con l’a. (Fcinternews.it)

Il razzismo però è una piaga e il calcio viene accusato di non fare abbastanza per combatterlo. «Ma questa non è lotta contro il razzismo, non c’è stato nessun razzismo in campo e io non sono una persona razzista: il mio idolo era George Weah e quando mi fu trovato il tumore ricevetti una telefonata a sorpresa da lui che ancora oggi mi emoziona». (Milan News)

PAROLE – Non sono sorpreso dalla decisione. Vista l’importanza dei calciatori e delle squadre coinvolte, in questi casi il rischio potenziale è che si scenda a giocare su un campo più mediatico che giuridico, secondo un malcostume che peraltro è soprattutto italiano Ai microfoni de L’Interista. (Lazio News 24)