Stavolta non c'è bandierina che tenga: Calafiori e il primo gol in Serie A

Gazzetta Regionale SPORT

Era l’1 agosto 2020, la Roma, quella dei grandi, gioca a Torino con la Juventus , la partita ha poco da dire ma in città non si parla d’altro: “Calafiori, er pischello della Primavera, stasera gioca titolare”. E gioca pure bene. E fa pure gol. Maledetta quella bandierina alta che l’urlo ha lasciato strozzato in gola. Lunedì, invece, non c'è stata nessuna bandiera alta, se non quella di un'altra città, Bologna, che ha festeggiato un traguardo storico, la Champions League. (Gazzetta Regionale)

Se ne è parlato anche su altri media

Come valuta la prima di Montero? L'ex calciatore, Michele Paramatti, è intervenuto durante il programma “Piazza Affari” su TMW Radio per parlare di Bologna e Juventus, squadre nelle quali ha militato nella sua carriera, dopo la sfida di ieri sera al Dall'Ara terminata 3-3. (TUTTO mercato WEB)

La Gazzetta dello Sport commenta così nel suo pagellone il pareggio della Juve a Bologna, lanciando anche una velata frecciata ad Allegri quando si parla di Montero. (Juventus News 24)

Sotto di due gol, la Juve ha cambiato registro, ha cominciato a menare, come avrebbe fatto Montero. Su Gazzetta la promozione di Montero. (Tutto Juve)

Nel Bologna di Thiago Motta, il 22enne Calafiori difende, imposta e conclude. Non è una figura inedita: nel calcio degli Anni 70-80, Gaetano Scirea e Franco Baresi facevano le stesse cose. (Tutto Juve)

Ma cosa ha detto Montero alla Juventus per riuscire a innescare la clamorosa rimonta di Bologna , dove i bianconeri erano sotto di due gol e completamente imbambolata, succube dell'entusiasmo Champions dei rossoblù? Montero, in piedi davanti alla panchina, non diceva niente, ma sul volto aveva un'espressione di vera sofferenza: lui che prima ancora di vincere, considera fondamentale combattere, aveva davanti a sé una squadra un po' inerme. (Tuttosport)

Giocatori che si erano dimenticati del freno a mano tirato, con la lacrimuccia e il rimpianto del one-man-show. N era vincere “l’unica cosa che conta”? No, se la squadra ne esce con la sindrome di Stoccolma. (ilBianconero)