Il giudice Magi: “Adesso Schiavone spieghi come i padrini comandano dalla cella”

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Carcere a vita. Ergastolo. Quando Francesco “Sandokan” Schiavone comprese il destino giudiziario che lo aspettava provò a dire qualcosa. “Dopo la lettura del dispositivo chiese di intervenire ma non è consentito farlo in quei momenti e glielo vietammo, si agitava e chiudemmo il videocollegamento dal carcere dove era detenuto”, ricorda Raffaello Magi, già giudice a latere della Corte di Assise del maxi processo Sparatacus al clan dei Casalesi, oggi presidente di una sezione penale della Corte di Cassazione. (La Repubblica)

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Parla il magistrato Il Consigliere comunale di Napoli: "Il clan dei Casalesi è finito, lo Stato c'è. Mi auguro che anche Zagaria ne prenda atto e prenda la stessa decisione. Scelta di convenienza? Non è escluso ma al momento ci godiamo la novità. (L'Unità)

Quanto pesa simbolicamente la resa di Sandokan, lo raccontano già le migliaia di atti dei quattordici ergastoli inflitti a Francesco Schiavone e soprattutto il sangue degli innocenti falcidiati nelle guerre tra opposte fazioni dei casalesi: dal parroco don Peppino Diana, assassinato per spegnere la sua voce coraggi… (la Repubblica)

“Ora che Francesco ‘Sandokan’ Schiavone si è pentito vogliamo sapere la verità su mio fratello Salvatore, sui mandanti del suo omicidio. E credo che Schiavone sappia la verità”. Lo dice all’ANSA Gennaro Nuvoletta, fratello di Salvatore, il carabiniere ucciso nel 1982 a soli 20 anni dai Casalesi che volevano vendicarsi della morte di un loro esponente, Mario Schiavone, cugino di Sandokan, ucciso nel corso di un conflitto a fuoco con i carabinieri in un giorno peraltro in cui Salvatore Nuvoletta non era in servizio. (Internapoli)

Con questo espediente è stato giustificato il trasferimento del boss dei Casalesi Francesco Schiavone dal carcere di Parma dove era detenuto al 41bis a quello dell'Aquila, dove ha iniziato a collaborare. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

«Decidendo di collaborare con la giustizia ha fatto la sua scelta: non è più il capo. Ma è bene averlo chiaro, non significa affatto che davvero rivelerà ciò che vogliamo sapere». Buongiorno. (Corriere della Sera)

Napoli — Gomorra, ultimo atto. «Lo faccio per la mia famiglia», dice l’uomo rivolgendosi ai magistrati. E aggiunge: «Sono stato un mafioso, non solo un camorrista». (La Repubblica)