Lacarra visita il centro migranti di Bari: «Rivedere la gestione»

La Gazzetta del Mezzogiorno INTERNO

«Questa mattina ho effettuato una visita al Cpr di Bari-Palese. Come ci si poteva aspettare dopo le indegne novità introdotte dal governo Meloni con il decreto «Cutro», le condizioni di vita in questi luoghi sono tristemente analoghe a quelle di veri e propri centri di detenzione e la situazione a Bari non è diversa da quella esistente in altre zone d’Italia. E questo nonostante il grande lavoro degli operatori, impegnati al massimo delle loro capacità e possibilità, delle forze dell’ordine, e della prefettura che mi sento vivamente di ringraziare per i grandi sforzi profusi per far funzionare tutto al meglio». (La Gazzetta del Mezzogiorno)

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E ancora, spaesamento e incertezza dovuta all’assenza di diritti, compreso quello alla salute, con patologie gravi non trattate e forte disagio psichico. Questo è quanto emerge rispetto alle condizioni di vita delle persone “trattenute” negli otto Centri di permanenza per il rimpatrio italiani – ovvero, Gradisca d’Isonzo (Gorizia), Milano, Roma, Palazzo San Gervasio (Potenza), Bari, Restinco (Brindisi), Caltanissetta e Macomer (Nuoro) – secondo il dossier realizzato dalle circa quaranta organizzazioni che fanno parte del Tavolo Asilo e Immigrazione. (Il Fatto Quotidiano)

Fino a un anno e mezzo di detenzione senza avere commesso nessun reato, ma solo un’irregolarità amministrativa. Somministrazione massiccia e sistematica di psicofarmaci. Impossibilità di fatto per i “trattenuti” di far valere i propri diritti, dalla difesa alla salute. (Avvenire)

500 vite rinchiuse nei CPR tra psicofarmaci e violazione dei diritti «Luoghi di vera a propria “detenzione” in cui le persone sono “detenute” senza aver commesso alcun reato e con l’unico scopo – per lo più irrealizzabile, di fatto e di diritto, e irrealizzato – di essere rimpatriate, mentre non vedono garantiti i diritti previsti per i detenuti nelle carceri italiane». (Nigrizia.it)

Circa 500 persone “trattenute”, in otto centri gestiti da privati. Centri che sono un inferno. (il Fatto Nisseno)

Gli episodi di violenza nel Cpr (Centro di permanenza per il rimpatrio) di via Corelli a Milano sono continuati anche dopo l’inchiesta della Procura che aveva portato al commissariamento della struttura, gestita dalla società La Martinina. (La Repubblica)

Tra i dannati dei Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr) c’è un uomo che mangia le sue feci e beve le sue urine. Così dal carcere in cui aveva scontato una condanna per furto è finito nel Cpr di Macomer, dove lo hanno visitato la deputata Avs Francesca Ghirra e le associazioni Naga e Mai più Cpr. (il manifesto)