Il numero chiuso nei principali centri turistici campani: Un dibattito in corso

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Il numero chiuso nei principali centri turistici campani: Un dibattito in corso Il dibattito sull’ipotesi di adottare un sistema di “numero chiuso“, seguendo il modello di Venezia, sta guadagnando terreno nelle principali località turistiche della Campania. Secondo un servizio della Tgr Rai Campania, il vice presidente di Confindustria Salerno, Vito Cinque, si è espresso a favore di una programmazione compartimentata degli arrivi lungo la Costiera Amalfitana (Positanonews)

Ne parlano anche altre fonti

Quinta giornata del contributo di accesso a Venezia, normativa sperimentale che prende origine dalla legge di Bilancio del 2019, poi aggiornata nel 2021, e ha l'obiettivo di definire un nuovo sistema di gestione dei flussi turistici e di disincentivare il turismo giornaliero a Venezia in alcuni periodi, in linea con la delicatezza e unicità della Città. (Live Comune di Venezia)

Nel servizio della Tgr Rai Campania , il vice presidente di Confindustria Salerno, Vito Cinque si dice a favore di una programmazione compartimentata sugli arrivi in costiera amalfitana. (Positanonews)

L’ultimo weekend di aprile all’insegna di un lungo ponte festivo che ha fatto gola a molti per trascorrere qualche ora in laguna, all’insegna del relax. E il primo di una sperimentazione – quella del contributo d’accesso – che ha preso il via dallo scorso giovedì, giornata dedicata alla festa della Liberazione e al patrono della città, San Marco. (ilgazzettino.it)

In particolare, da alcuni anni a questa parte, non solo le Amministrazioni pubbliche, ma perfino quelle ecclesiali tendono a scaricare sulle singole persone – cittadini e fedeli – costi che non vogliono o che forse non sono in grado di sopportare. (L'Opinione delle Libertà)

Sono stati registrati 17.130 visitatori paganti, un dato simile a quello di ieri ma in diminuzione rispetto al weekend scorso. Nel frattempo, il numero di esenti è diminuito di 7.000 unità, fermandosi a 51.000. (tviweb)

Basta immaginare un archeologo che legga i nostri articoli fra sei secoli, quando quelle espressioni idiomatiche saranno sepolte dal disuso e lui potrà solo intenderle nel loro significato letterale. È naturale che il giornalismo si nutra di frasi fatte, piccoli slogan che da soli evocano un fenomeno (le baby gang, la casta, il generale Inverno) senza sprecare inchiostro né spazio. (L'Unione Sarda.it)