Faenza un anno dopo. Il cammino verso la normalità. Tornano gli orti abusivi nella sponda del Lamone, ma le piccole manutenzioni hanno rallentato

ravennanotizie.it INTERNO

Ci vorrà del tempo perché Faenza torni ad essere quella di prima del 2 maggio 2023, quando si innescò la devastante doppietta di alluvioni, con il picco toccato nella notte fra il 16 e il 17 maggio: con il buio il fiume Lamone, già traboccante, ruppe gli argini in quattro punti nell’abitato urbano. Al doppio ponte tra il centro e il Borgo (foto 1 sotto) i faentini dovranno abituarsi oltre il 2026, anno in cui – secondo previsioni/promesse – dovrebbe essere completato il nuovo Ponte delle Grazie, ma intanto proseguono gli sforzi dei cittadini per ritrovare una “normalità” che risale ormai a 367 giorni addietro. (ravennanotizie.it)

Ne parlano anche altri media

Gli alluvionati della Toscana adesso si stringono compatti. Non più per spalare il fango o accatastare sui marciapiedi i ricordi di una vita demoliti dall’acqua. (La Repubblica Firenze.it)

Non credevo di sentirlo di nuovo, a distanza di un anno». Azzurra Mainetti sta salutando le donne di una ditta di pulizie che ieri sono andate a sistemare casa sua, in via D’Azeglio a Faenza. (La Repubblica)

Che cosa è successo? "Pur avendo una struttura snella, nei comuni più colpiti ho disposto l’apertura di sette sportelli di assistenza tecnica a favore dei cittadini e periti nella preparazione delle domande. (il Resto del Carlino)

Per quanto riguarda la ricostruzione pubblica i danni alle infrastrutture sono stimati in circa 5 miliardi, ma le risorse complessivamente erogate da Governo e Struttura Commissariale sono state meno di un decimo. (Corriere Romagna)

A Faenza decine di alluvionati ospitati per undici mesi in un hotel; a Bologna i volontari di Selva Malvezzi, frazione sommersa dall’acqua; a Sant’Agata l’anziana che ha visto il marito allettato morire sotto i suoi occhi; a Cesena la mamma che ha salvato il figlio. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

Il sindaco non aveva l’elenco dei … Ma non c’è modo di ricomporre il disastro. (La Stampa)