"So chi è il padre di Diana". La confessione di Alessia Pifferi

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Stando a quando riporta ilgiorno.it, la 36enne si sarebbe confidata con i suoi legali, gli avvocati Solange Marchignoli e Luca D'Auria, rivelando l'identità del papà della piccola Diana.

Una confessione lampo, forse inattesa, quella di Alessia Pifferi, la mamma accusata di aver fatto morire di stenti la figlioletta di 18 mesi abbandonandola in un appartamento alla periferia est di Milano, in località Ponte Lambro, per circa una settimana. (ilGiornale.it)

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“Alessia era più tranquilla e serena – afferma l’avvocato Solange Marchignoli, che difende la donna assieme a Luca D’Auria – e mercoledì mattina mi ha rivelato il nome del padre. Gli inquirenti potrebbero, se necessario, decidere di convocare il padre, anche se al momento non ci sono interessi investigativi in tal senso. (BergamoNews.it)

Ordinario di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica all'Università di Pisa, si tratta di uno dei due docenti incaricati dalla difesa di redigere una consulenza neuroscientifica e psichiatrica su Alessia Pifferi Diana Pifferi, la madre Alessia dal carcere chiede solo del compagno. (leggo.it)

Solange Marchignoli e il socio Luca D’Auria, sono andati in carcere per incontrarla, l’hanno trovata più lucida, più consapevole e pronta a collaborare. Lui, forse, non l’avrebbe mai riconosciuta, ma su questo la Pifferi non ha saputo dare altri dettagli (IL GIORNO)

Alessia Pifferi ha rivelato ai suoi avvocati il nome del padre di Diana, la figlia che ha abbandonato in casa per sei giorni facendola morire di stenti. Si tratta di una informazione che non dirò a nessuno, in quanto non ha alcuna rilevanza ai fini processuali». (L'Eco di Bergamo)

Durante l’interrogatorio Alessia Pifferi ha nuovamente negato di aver dato medicinali o altre sostanze a Diana, prima di lasciarla in casa a Milano, sola, per quasi una settimana nel suo lettino Funerali Diana Pifferi, tanti applausi all'uscita del feretro bianco: palloncini volano in cielo. (La Stampa)

Prevede la presenza di un laboratorio in città dedicato alle specie marine a rischio, in cui monitorarne la nascita prima di trasferirle in acqua per terminare la crescita e rilasciarle poi nell’Area Marina Protetta a ripopolare i fondali. (Quotidiano di Ragusa)