Vita più lunga per lavatrici e smartphone: la Ue vara il diritto alla riparazione

la Repubblica ECONOMIA

STRASBURGO – Contrordine, i prodotti rotti non vanno sostituiti, ma riparati. Da Strasburgo arriva la direttiva che obbliga i fabbricanti di prodotti al consumo a fornire servizi di riparazione «tempestivi ed economici», oltre che a informare i consumatori sul loro diritto alla riparazione. E per rafforzare questa possibilità, la garanzia legale dei prodotti acquistati verrà allungata di un anno.… (la Repubblica)

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L'Ue vara il diritto alla riparazione, la direttiva che impone ai produttori di allungare la (Io Donna)

Il diritto alla riparazione deve essere garantito per i cittadini europei, a fronte di questo diretto, scattano gli obblighi per i produttori, in particolare quelli di dispositivi tecnologici, i più difficili oggi da far riparare. (Digitalic)

Le nuove normative, attualmente in fase di approvazione da parte degli Stati membri, integrano i due anni di garanzia già vigenti con un'estensione del periodo di copertura dei prodotti, durante il quale i produttori non possono rifiutare di occuparsi delle riparazioni. (Multiplayer.it)

Sebbene l’UE richieda già alle aziende di offrire una garanzia minima di due anni su elettrodomestici comuni ed elettronica, come smartphone, TV, lavatrici e aspirapolvere, le nuove regole impongono requisiti aggiuntivi. (iSpazio)

Non è raro che un prodotto, poco dopo la scadenza della garanzia, si guasti e, una volta portato all’assistenza, si scopra che il costo di riparazione supera quello di acquisto di un nuovo modello. Che si tratti di obsolescenza programmata o di una conseguenza degli scadenti materiali utilizzati dal produttore, i consumatori hanno perso l’abitudine di portare gli oggetti in riparazione, consapevoli della scarsa convenienza di tali interventi. (La Legge per Tutti)

È la sintesi di un cambiamento di passo verso l’economia circolare che la Ue vuole accelerare approvando il «diritto alla riparazione» a tutela dei consumatori e dell’ambiente. Ecco, si spera, tra un paio d’anni, che la rassegnata battuta venga sostituita con «aggiustiamolo che ci conviene». (ilGiornale.it)