Facebook, sciopero “virtuale” per 600 dipendenti dopo le parole di Zuckerberg sul caso Floyd

Il Fatto Quotidiano ESTERI

“Mark sbaglia e farò ogni tentativo per fargli cambiare idea”, ha twittato Ryan Freitas, responsabile del tema di design di News Feed di Facebook.

Circa 600 lavoratori della piattaforma di Mark Zuckerberg hanno annunciato sul social dell’uccellino la loro partecipazione alla “sciopero virtuale”, #TakeAction, contro la politica tenuta da Facebook nei confronti dei contenuti pubblicati dal presidente americano. (Il Fatto Quotidiano)

Su altri giornali

Mark Zuckerberg ha annunciato che non intende censurare i politici. I dipendenti del social network hanno preso le distanze dal loro capo, criticato anche dai leader di tre gruppi a difesa dei diritti umani: Color of Change, The Leadership Conference on Civil and Human Rights e NAACP Legal Defense and Educational Fund. (Calciomercato.com)

Ovviamente questa funzione non è pensata per sbarazzarci di vecchi post imbarazzanti per noi stessi, quanto per togliere i contenuti “compromettenti”, magari per cercare lavoro, o rimuovere ogni traccia di una vecchia relazione. (MobileWorld)

Semplicemente una scelta fatta in nome di quella che per Mark Zuckerberg è una bandiera da diversi anni: “La libertà di espressione”. Perché difendendo la libertà di espressione in realtà Zuck difende se stesso. (L'HuffPost)

Durante l’incontro, Zuckerberg si sarebbe espresso in questo modo:. Scegliere l’approccio su come gestire i post del presidente è stato molto complesso. (Lega Nerd)

Facebook sembra essersi reso conto che mancava qualcosa alla sua piattaforma e oggi lancia un nuovo strumento per permettere l’eliminazione dei vecchi post, così da poter fare pulizia nei profili. (TuttoTech.net)

Tutta la Big Tech contro le violenze razziali, e implicitamente contro chi l’hate speech - il linguaggio d’odio - lo fomenta, ossia Donald Trump, meno Mark Zuckerberg ed Elon Musk che rischiano grosso prendendo molto alla larga la tragedia dell’afroamericano morto per asfissia in Minnesota per mano di poliziotti bianchi. (L'HuffPost)