Francesco Schiavone, "Sandokan" si pente dopo 26 anni di carcere duro: pronto a collaborare

Liberoquotidiano.it INTERNO

A 70 anni, 26 anni dopo la sua cattura in un bunker a Casal di Principe dove era con la moglie Giuseppina Nappa e le figlie, il capo dei Casalesi, Francesco Schiavone, noto con il soprannome di Sandokan, ha iniziato a collaborare con la giustizia. Il pentimento del boss, anticipato da un quotidiano locale, Cronache di Caserta, è confermato all'Agi da fonti degli inquirenti. Uomini delle forze dell'ordine avrebbero già proposto a parenti del capoclan di entrare nel programma di protezione. (Liberoquotidiano.it)

Ne parlano anche altre fonti

E' un clan senza testa. Il pentimento di Francesco Schiavone, Sandokan, è quello che si può definire il colpo definitivo al clan dei casalesi, o meglio ad una generazione criminale che ha segnato col sangue un territorio per più di cinquant'anni. (La Repubblica)

Detenuto in regime di 41bis, agli inizi di marzo è stato trasferito dal carcere di Parma in quello dell’Aquila per via delle sue condizioni di salute, essendo malato di tumore dal 2018. (PUPIA)

A dare notizia del “pentimento” di Schiavone è l’edizione cartacea del quotidiano Cronache di Caserta. Da quanto si apprende, in questi giorni le forze dell'ordine si sono recate a Casal di Principe per proporre al figlio Ivanhoe e agli altri parenti del capoclan - in carcere da 26 anni – di entrare nel programma di protezione, a conferma della volontà di Sandokan di collaborare con la Dda di Napoli. (L'Unione Sarda.it)

Il boss del clan dei Casalesi, Francesco ‘Sandokan’ Schiavone, ha deciso, dopo 26 anni in carcere, di collaborare con la giustizia. Il capoclan della cosca casertana ha deciso, come anticipato dal quotidiano Cronache di Caserta e confermato a LaPresse da fonti locali, di ‘pentirsi’, seguendo la strada già intrapresa dai figli Nicola (in carcere dal 2010, pentito dal 2018) e di Walter (collaboratore di giustizia dal 2021). (LAPRESSE)

Secondo quanto apprende la stampa locale, ai familiari di Schiavone - originario di Casal di Principe - è stato offerto di entrare nel programma di protezione riservato ai familiari dei collaboratori di giustizia, come avvenuto già nel 2018, quando a pentirsi fu il figlio Nicola Schiavone. (Today.it)

Sandokan è detenuto al 41 bis dopo la condanna nel maxi processo Spartacus: oggi è malato di cancro e da poco è stato trasferito nel carcere de L’Aquila. (LA NOTIZIA)