I David delle polemiche: dalla mancata vittoria della Cortellesi per il miglior film ai balletti show

Fosse stata studiata a tavolino per suscitare così tante polemiche l’edizione 69 dei David di Donatello non sarebbe andata com’è andata. Cioè male, anzi malissimo. L’imbarazzo è partito al momento degli “stacchetti”, con ballerine cariche di piume e lustrini a ballare intorno ai candidati, pronte a interrompere le (discutibili) interviste di Fabrizio Biggio sul red carpet, tanto che Alice Rohrwac… (La Stampa)

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Un po’ perché li avevano messi sulla scala come Wanda Osiris – diceva lui – un po’ perché c’era una statuetta sola per due premiati, da pezzenti, un po’ perché il sionismo e l’antisemitismo eccetera. Alberto Piccinini: Devo essere sincero, ho un ricordo confuso del momento in cui Sergio Ballo, il costumista di Bellocchio premiato per Rapito, ha fatto la pazza ai David l’altra sera. (Rolling Stone Italia)

Aleggia quel retropensiero radical chic che, al netto della celebrazione, nel passato è rimasto piantato su Fellini e, nel presente, nello snobismo ipocrita dello sfarzo. Rassegniamoci, i David di Donatello saranno i nostri premi cinematografici più prestigiosi, ma per la loro cerimonia di consegna dobbiamo fare i conti con una copia maldestra della notte degli Oscar. (Gazzetta del Sud)

Una scelta che ha infastidito non poco il vincitore. Tra applausi e ringraziamenti ai David di Donatello c'è stato anche il momento della polemica . (Repubblica TV)

Il primo a protestare, in diretta tv, era stato Sergio Ballo, costumista insieme a Daria Calvelli, per Rapito, il film di Marco Bellocchio. Dopo due giorni dalla premiazione continuano le polemiche sui David di Donatello, per la gestione della cerimonia dei premi per le categorie cosiddette 'tecniche', ossia: scenografi, arredatori, costumisti, autori della fotografia, montatori, tecnici del suono, effetti visivi, truccatori e acconciatori. (la Repubblica)

Roma, 6 mag. (Agenzia askanews)

E lo fa grazie alle cinque statuette per il film ’Rapito’ di Marco Bellocchio, il presidente della nostra Cineteca, che nella vicenda di un giovane ebreo di Bologna rapito dalla casa di famiglia dai soldati papali nel 1858, cui fece seguito il suo trasferimento a Roma sotto la custodia di papa Pio IX per esser allevato come cattolico, vide già dal 2020 la storia ideale per un film. (il Resto del Carlino)