La siccità costa alla Sicilia 720 milioni, il tremendo prezzo da pagare per l’emergenza

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E’ salato il prezzo della siccità che sta mettendo in ginocchio la Sicilia per la scarsità delle piogge. Per gli interventi definiti prioritari, l’Autorità di bacino del distretto idrografico dell’Isola ha stimato che servono investimenti per 720 milioni di euro, 130 milioni per le misure a breve termine e 590 milioni per quelle a medio termine. I fondi servirebbero per gli interventi negli invasi, negli impianti per utilizzo di volumi morti con nuove interconnessioni e adduttori, al reperimento di nuove risorse idriche ad uso potabile (dissalatori fissi), per l’utilizzo di pozzi e sorgenti, per l’elaborazione di programmi di riduzione dei consumi, per le campagne di informazione e sensibilizzazione al risparmio idrico e per l’individuazione di risorse alternative come dissalatori mobili, navi con funzioni di dissalatori e autobotti. (BlogSicilia.it)

Se ne è parlato anche su altri media

Prima il problema... Sarebbe una follia. (Virgilio)

Noi di Tempostretto ne avevamo parlato da almeno 1 anno. Solo qualche mese fa avevamo spiegato perché la situazione rischiava di diventare allarmante, in caso del venir meno delle piogge invernali. A Palermo se ne rendono conto in gran ritardo, ed ora tutti i nodi vengono al pettine, con l’arrivo, imminente, della bella stagione, del caldo e degli incendi . (Tempo Stretto)

Rischiano di saltare alcune teste alla Regione dopo la diffusione delle notizie sulle risorse necessarie alla Sicilia per affrontare la crisi idrica. (Giornale di Sicilia)

“Se volete vedere come potrebbe essere il deserto tra qualche anno, venite in Sicilia”, la (quasi) provocazione di un addetto ai lavori. – Siccità: la Regione Sicilia chiede al governo Meloni le navi cisterna e fa i conti (salatissimi). (QUOTIDIANO NAZIONALE)

La presa di posizione del Consigliere Comunale Francesco Alfano e il rischio di un effetto boomerang sul territorio (AgrigentoOggi.it)

Si legge che nella Sicilia assetata ci sono tre grandi dissalatori dismessi da vent’anni. La domanda è una sola, e molto semplice: e perché mai? Perché in una regione arida, e in una fase climatica molto siccitosa, tutto ciò che riguarda il regime delle acque e la gestione delle acque non è costantemente in primo piano, continuamente curato, sempre aggiornato alle nuove tecnologie disponibili? Perché, nel caso i dissalatori fossero obsoleti, non si è provveduto a rimpiazzarli? Perché la maledetta parola “emergenza”, perenne miserabile squillo di tromba in un Paese appisolato e imprevidente, deve echeggiare con petulante stupidità quando sappiamo tutti, e da quel dì, che non c’è, né è mai esistita, nessuna emergenza, né idrica, né sismica, agricola, industriale, sanitaria, sociale, politica, istituzionale: c’è solo un costante trascurare le cose in attesa che le cose si sfascino? (la Repubblica)