La divina Eleonora Duse, adorata da tutti, morì sola

Eleonora Duse, considerata l'attrice teatrale più acclamata di sempre, fu distrutta dall'amore, vediamo perché, a cent'anni dalla morte, attraverso l'articolo "La divina" di Alessandro Borelli, tratto dagli archivi di Focus Storia. Donna dell'anno. Adorata dal pubblico, blandita dalla critica, celebrata ovunque come "la più grande attrice del mondo", secondo la definizione dello scrittore e commediografo austriaco Hermann Bahr (Focus)

La notizia riportata su altri media

Così il 21 aprile di cent’anni fa morì all’estero la più grande attrice italiana di tutti i tempi, ricordata non per uno specifico ruolo, non per gli ambienti che frequentava, ma solo per un puro, brillante talento nella recitazione e un carattere che, come un romanziere, tendeva a dare attenzione anche alla bellezza nascosta dentro le piccole cose. (Qdpnews.it - notizie online dell'Alta Marca Trevigiana)

TRIESTE Il 21 aprile del 1924, in un albergo di Pittsburgh, ove era giunta per tenere alcune recite, moriva la “Divina” Eleonora Duse. Ricordata tra le attrici più grandi nella storia del teatro, la Duse ebbe una carriera internazionale: recitò, sempre in lingua italiana, in tutta Eur… (Il Piccolo)

TERMOLI. A Eleonora Duse. E L’Altrotheatro di Ugo Ciarfeo. Nel primo centenario della sua morte. «La prima sensazione della critica fu di trovarsi di fronte ad una attrice che violava i canoni della tradizione. (Termoli Online)

Nell’Officina, lo studio di Gabriele d’Annunzio al Vittoriale degli Italiani, veglia una “testimone velata”, il calco in gesso del volto di Eleonora Duse, coperto da un fazzoletto di seta: Gabriele sosteneva di non poter lavorare, sotto gli occhi di Eleonora. (Liberoquotidiano.it)

Asolo si ferma per i cento anni dalla morte di Eleonora Duse. Ieri nel borgo dei Centorizzonti si è tenuto un Eleonora Day pieno di affetto e suggestione, con laboratori e spettacoli, itinerari ed iniziative. (ilgazzettino.it)

Non si truccava, recitava in italiano in qualunque Paese si trovasse e vestiva spesso di viola, il colore che i teatranti da sempre ritengono porti male. Un’attrice che sapeva “far arrivare il teatro nell’anima“ attraverso la recitazione scarna, intensa e interiorizzata in un periodo in cui le sue colleghe si aggrappavano alle tende e giocavano sull’eccesso. (QUOTIDIANO NAZIONALE)