Le tensioni nell’Esercito costringono Netanyahu al passo indietro

Il Manifesto ESTERI

Accanto alla Cinema City a poche centinaia di metri dalla Knesset, ieri c’era anche Daniel A., riservista dell’esercito, tra le molte migliaia di israeliani scesi in strada a protestare contro la riforma giudiziaria avviata del governo Netanyahu. Daniel come altri militari nei giorni scorsi ha comunicato al suo comando che non avrebbe risposto al richiamo periodico. «Non posso far parte di un esercito che potrebbe rappresentare uno Stato che non sarà democratico dopo la riforma di Netanyahu. (Il Manifesto)

La notizia riportata su altri giornali

Il congelamento dell'iter parlamentare della nuova norma è costato però molto caro al capo dell'esecutivo. (ilGiornale.it)

Sostenitori della riforma sfondano il blocco di polizia a Be’er Sheva (Il Fatto Quotidiano)

Bibi perdente, Bibi ridimensionato, Bibi sempre più dipendente dalla destra estrema. La sospensione della seconda e terza lettura alla Knesset della riforma della giustizia per dare «tempo» a un esame allargato volto a «raggiungere un’intesa» annunciata ieri sera in diretta tv è per il premier israeliano e leader della destra israeliana una chiara sconfitta politica. (Il Manifesto)

Di certo c'è che Benjamin Netanyahu, il leader più longevo nella storia israeliana, cinque volte primo ministro, capo del governo per quindici anni, affronta oggi forse la crisi più seria della sua carriera, con lo Stato ebraico paralizzato da I suoi seguaci lo chiamano "Bibi, re di Israele". (la Repubblica)

Il compromesso di Netanyahu Il premier congela la riforma della Giustizia in cambio di una polizia privata guidata da Ben Gvir. Il sindacato ferma lo sciopero, ma non si placano le proteste. Chiuse le ambasciate in tutto il mondo (La Stampa)

Di Davide Frattini DAL NOSTRO CORRISPONDENTE (Corriere della Sera)