"Minimum tax", «un accordo storico» per tassare le multinazionali. Ma è davvero così?

Ticinonline ESTERI

«Sì perché comunque le multinazionali più grandi, che sono poi quelle interessate dall'accordo, tendono ad essere basate in questi Paesi».

La Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen l’ha definito «un accordo storico».

Per capirne di più, ne abbiamo parlato con il Professore di teoria finanziaria presso l'Unviersità della Svizzera italiana Giovanni Barone Adesi.

«La Svizzera avrà qualche problema perché perderà anch'essa i gap (per arrivare al 15%) a favore dei paesi originari delle multinazionali che operano qui. (Ticinonline)

La notizia riportata su altri giornali

L’Ocse indica in circa cento le multinazionali che presentano oggi queste caratteristiche e in 125 miliardi di dollari l’anno la fetta di profitto attribuibile ai paesi-mercato. Il nuovo accordo. L’agognato accordo fra le principali economie mondiali, riunite sotto l’egida dell’Ocse, per una tassazione più equa delle multinazionali ha fatto un ulteriore passo avanti. (Lavoce.info)

Dal punto di vista dei Paesi in via di sviluppo, può essere visto solamente come una soluzione temporanea alla quale dover sottostare. Con un’imposta globale minima, non importa in quale paese le multinazionali registrano i propri utili, questi saranno soggetti ad un’aliquota almeno pari alla minima. (Il Fatto Quotidiano)