Covid, l'allarme di Crisanti: «Con queste aperture a fine maggio un’altra ondata, i livelli di vaccinazioni sono bassi»

Il Messaggero Veneto INTERNO

Andrea Crisanti, professore ordinario di Microbiologia all’Università di Padova, mette in guardia dall’eccesso di euforia per le riaperture.

Ha però in più due mutazioni preoccupanti in una parte del virus che viene riconosciuta dagli anticorpi.

«Di questo passo non è pessimistico pensare che a fine maggio ci sarà una nuova ondata, ma assai realistico».

Non è Israele, dove sono riusciti a mettere in sicurezza il Paese»

Si sarebbe dovuto seguire l’esempio dell’Inghilterra, che solo dopo aver vaccinato il 70 per cento della popolazione si è permessa timide riaperture. (Il Messaggero Veneto)

Ne parlano anche altre testate

Sempre sulla vaccinazione, Crisanti aggiunge:. «In Italia quasi la metà degli ottantenni non ha ricevuto la seconda dose e si inizia a vaccinare i sessantenni senza aver raggiunto l’8 per cento della copertura totale dei settantenni Sarebbe stato più opportuno seguire l’esempio dell’Inghilterra,. (IlNapolista)

Da una parte ci sono le restrizioni dei mesi scorsi, che per altre due o tre settimane modereranno la curva, ma dall'altra arrivano i nuovi contagi dovuti alle riaperture, agli aperitivi, alle visite agli amici e alle scuole, i cui risultati rimarranno invisibili per qualche tempo ed esploderanno a fine maggio. (ParmaToday)

TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE: E’ di nuovo la Campania la regione con più casi covid in Italia. “L’intensità di un’evitabile ulteriore ondata – osserva Crisanti – dipenderà dal ritmo della vaccinazione e dall’azione della variante inglese o di altre mutazioni, come quella indiana. (Cronache della Campania)

Il periodo di latenza illuderà che tutto stia filando liscio, ma sarà solo un effetto ottico». Ma quest'idea sarebbe comunque inadeguata ed insufficiente, poiché «la dinamica del virus è complessa. (VeronaSera)

Lo ha detto il presidente del Veneto,, direttore del dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova, non nega la preoccupazione: «Se la variante indiana è presente in Veneto, allora è arrivata anche in altre parti d’Italia, perché il nostro sistema di controllo ha una sensibilità bassissima». (La Gazzetta di Reggio)

Il microbiologo dell'Università di Padova sarebbe tra le persone già ascoltate dagli investigatori. L'ipotesi da verificare, in sostanza, è se i test rapidi possano aver dato una percentuale di falsi negativi più alta di quella promessa, favorendo la circolazione di soggetti, soprattutto nelle Rsa, che in realtà potevano non essere negativi al virus (ilgazzettino.it)