C'è una dittatura della maggioranza?

la Repubblica INTERNO

Il sospetto è forte. E si va facendo sempre più forte in vista delle europee, che sono un bel busillis e un banco di prova. Ma la maggioranza dice che, se la maggioranza è maggioranza, qualcosa dovrà pur contare. Quindi ha approvato un salvacondotto per i governanti affinché non abbiano restrizioni di tempo sulle reti radiotv pubbliche in campagna elettorale per il voto dell’8 e 9 giugno. Il ragi… (la Repubblica)

La notizia riportata su altri media

Tutto questo dibattere attorno all’ex premier e numero uno della Bce sembra quasi infastidirla. I giochi si decideranno soltanto poi, quando i voti saranno nero su bianco e i rapporti di forza ben definiti. (Il Giornale dell'Umbria – il giornale on line dell'Umbria)

Una decisione spettacolare che fa seguito alle polemiche di questi giorni e all’uscita di Amadeus da Viale Mazzini che suscitano naturalmente una «fortissima preoccupazione» e che si riassumono così: «Mentre da un lato si registra la fuga di alcuni dei volti noti della Rai verso altri competitor - con inevitabili ripercussioni anche sugli ascolti e sui bilanci aziendali - dall’altro non si difende l’autonomia del Servizio Pubblico dalla politica». (ilGiornale.it)

Nessuna novità, in effetti, se non fosse che l’agitazione arriva in un momento in cui l’azienda è scossa da quella che sembra una tempesta perfetta, con star di casa che sbattono la porta, programmi “nuovi” affidati a volti graditi alla maggioranza che sono andati male (vedi Nunzia De Girolamo), un Terzo Polo che rimescola le carte e appare… (La Stampa)

Lo auspicano i Verdi europei con una richiesta alla Commissione Ue di indagare le interferenze governative sulla libertà di stampa in Italia. Telemeloni non è un caso solo italiano, se ne deve occupare l’Europa. (il manifesto)

L’Assemblea – spiega una nota – “contesta la volontà di trasformare il servizio pubblico nel megafono dei partiti, e all’azienda gli accorpamenti di testate calati dall’alto che svuoterebbero Radio1 della sua vocazione all news, la mancata volontà di indire una selezione pubblica per sostituire gli oltre 100 colleghi usciti dalla Rai negli ultimi anni, il mancato rispetto degli accordi sindacali sugli organici nella Tgr, l’assenza di risorse per stabilizzare i precari che lavorano nelle reti, i tagli alle troupe e la disdetta da parte del vertice del premio di risultato”. (Il Fatto Quotidiano)

Un pacchetto di cinque giorni di sciopero proclamato a larghissima maggioranza (otto voti contrari e un astenuto) dall’assemblea dei Cdr e dei fiduciari della Rai. Che contesta, spiega una nota, "la volontà di trasformare il servizio pubblico nel megafono dei partiti, e all'azienda gli accorpamenti di testate calati dall'alto che svuoterebbero Radio1 della sua vocazione all news, la mancata volontà di indire una selezione pubblica per sostituire gli oltre 100 colleghi usciti dalla Rai negli ultimi anni, il mancato rispetto degli accordi sindacali sugli organici nella Tgr, l'assenza di risorse per stabilizzare i precari che lavorano nelle reti, i tagli alle troupe e la disdetta da parte del vertice del premio di risultato". (la Repubblica)