Energia, aeroporti e sanità: l'Italia vuole ricostruire la Libia

Il Manifesto INTERNO

Le parole di Mario Draghi pronunciate ieri a Tripoli al premier del Governo transitorio di unità nazionale libico Dabaiba non lasciano spazio a dubbi: l’Italia vuole giocare la parte da leone nella ricostruzione della «nuova» Libia, riportando le lancette dell’orologio (dirà in seguito Dabaiba) al Trattato di amicizia italo-libico del 2008.

Allora a Palazzo Chigi c’era Berlusconi mentre a reggere le sorti del paese nordafricano il rais Gheddafi, allora grande amico di Roma scopertosi nemico solo tre anni dopo al punto da essere

«È un momento unico per ricostruire un’antica amicizia e una vicinanza che non hanno mai conosciuto interruzioni». (Il Manifesto)

Ne parlano anche altri media

Le critiche sul ruolo della Libia. Le parole di Draghi non hanno convinto tutti. Grave che Draghi abbia ignorato le violenze e le torture, subìte dai migranti nei campi di detenzione, denunciate dall’Onu». (Open)

Nel caso della politica migratoria – argomenta Massolo - gli obiettivi sono “evidentemente quelli di priorizzare gli aspetti umanitari in Libia e far cessare delle situazioni di crisi umanitaria. Apre spazi sia all’Italia, che non è facilmente sostituibile in Libia, sia alla Libia, che altrimenti rischia di proseguire in una spirale di conflittualità (L'HuffPost)

Ma quelle poche parole sui migranti dette ieri dal premier Mario Draghi a Tripoli sono di quelle che lasciano il segno: «Noi esprimiamo soddisfazione per quello che la Libia fa, per i salvataggi, e nello stesso tempo aiutiamo e assistiamo la Libia». (Il Manifesto)

È anche un uomo di governo che deve usare la diplomazia nel modo consono al ruolo. Scegliendo la Libia come mèta della sua prima visita all’estero, ha dato segno di lungimiranza. (Avvenire)

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