Italia: vendite al dettaglio rimbalzano a maggio, grazie al recupero dei beni non alimentari

Finanzaonline.com ECONOMIA

Secondo la stima preliminare dell’Istat, le vendite al dettaglio hanno registrato a maggio un aumento del 25,2% rispetto al mese prima.

Rimbalzo dei consumi in Italia con la fine progressiva del lockdown e la riapertura dei negozi di ogni genere.

Tra le differenti forme distributive, l’e-commerce registra una ulteriore e forte accelerazione, confermandosi come l’unico settore in crescita in termini tendenziali. (Finanzaonline.com)

La notizia riportata su altri media

Le vendite dei beni non alimentari sono in calo del 37,4% in valore e del 37,8% in volume, mentre le vendite dei beni alimentari mostrano variazioni positive (rispettivamente +1,5% in valore e +0,4% in volume). (Milano Finanza)

Maggio, con la fase 2 dell’emergenza Coronavirus, porta nel commercio al dettaglio un aumento delle vendite rispetto ad aprile del 24,3% in valore e del 25,2% in volume con «un parziale recupero» dei forti cali dei due mesi precedenti. (Gazzetta di Parma)

Ma il sistema produttivo italiano "sta reagendo alla eccezionalità della fase economica" anche se in maniera differenziata per dimensione e livello di dinamismo). Rispetto al profilo, le imprese più produttive e maggiormente integrate nel tessuto economico manifestano una prevalenza di strategie improntate alla riorganizzazione (43,4%) rispetto all’espansione (28,7%). (Adnkronos)

La ricerca voluta dal Governo italiano sulla popolazione italiana per accertare la diffusione del nuovo coronavirus è destinata ad un mezzo fallimento. Ora se si vorrà riprovare con un nuovo campione, bisognerà ordinare una nuova partita da 150mila kit per test sierologico, mentre quelli fatti sono solo da buttare. (Sputnik Italia)

Un ulteriore elemento di resilienza,conclude lo studio Istat, è legato al fatto che nelle imprese produttive e sistemiche si riscontra una maggiore tendenza sia verso strategie espansive (28,7%) sia verso strategie di riorganizzazione (43,4%). (Adnkronos)

Il pericolo di chiudere è più altro tra le micro imprese (40,6%) e la piccole (33,5%) ma è «significativo» anche tra le medie (22,4%) e le grandi (18,8%). A queste si aggiungono il 61,5% delle aziende dello sport, cultura e intrattenimento (con 3,4 miliardi di euro di valore aggiunto e circa 700 mila addetti). (Leggo.it)