Milano, violenze e torture nel carcere minorile Beccaria: 13 agenti arrestati, 8 sospesi

Sky Tg24 INTERNO

Disposta la custodia cautelare in carcere nei confronti di 13 agenti della Polizia Penitenziaria, 12 dei quali ancora oggi in servizio presso l’Istituto Penale Minorile milanese. Decisa anche la sospensione dall’esercizio di pubblici uffici per ulteriori 8 dipendenti dello stesso corpo di polizia, tutti in servizio, all’epoca dei fatti, presso la stessa struttura detentiva. Tra i reati contestati a vario titolo quelli di presunti maltrattamenti su minori, tortura e, in un caso, anche di violenza sessuale I reati a vario titolo contestati in relazione alle condotte degli agenti, rilevate a partire dal 2022 ad oggi e reiterate nel tempo nei confronti di diversi detenuti di età minore, sono quelli di maltrattamenti in danno di minori, anche mediante omissione, aggravati dalla minorata difesa e dall’abuso di potere. (Sky Tg24 )

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Le violenze al penitenziario Cesare Beccaria MILANO – Un’ordinanza di custodia cautelare è stata eseguita dalla polizia nei confronti di 13 agenti della Polizia Penitenziaria, 12 dei quali tuttora in servizio presso l’Istituto penale minorile “Cesare Beccaria” di Milano, accusati a vario titolo di maltrattamenti, concorso in tortura, e una tentata violenza sessuale nei confronti di un detenuto. (Livesicilia.it)

“I ragazzi si erano lamentati delle violenze della polizia? Sì, diverse volte, se ne è parlato e se ne è discusso molto attivamente. Non abbiamo fatto finta di niente, l’intervento è stato più personale e non di tipo penale”. (Repubblica TV)

Sono 13 gli agenti di polizia penitenziaria del carcere minorile "Beccaria" di Milano arrestati nella mattinata di oggi lunedì 22 aprile con l'accusa a vario titolo di essere responsabili di maltrattamenti e di abusi sessuali. (Fanpage.it)

Il cappellano del carcere minorile: "Non abbiamo fatto finta di niente" (LAPRESSE)

– Per non lasciare segni delle violenze sui corpi dei giovani detenuti, gli agenti della polizia penitenziaria indagati utilizzavano anche sacchetti di sabbia per colpirli. In alcuni casi venivano ammanettati con le mani dietro la schiena per impedirgli di muoversi, sottoposti a pestaggi che avvenivano in un ufficio o in stanze che gli stessi ragazzi definivano "celle di isolamento". (IL GIORNO)

Nelle conversazioni intercettate parlavano di "schiaffi paterni", botte "educative" a detenuti che "se le sono meritate", si vantavano per "mazzate" e "palate" anche con metodi che permettevano di "non lasciare un segno addosso". (IL GIORNO)