Portogallo, 50 anni di libertà

Corriere del Ticino ESTERI

Nella primavera del 1974 l’Europa guardò inizialmente con paura al Portogallo: «Si temeva che potesse ripetersi quanto accaduto in Grecia con i colonnelli, ma poi si scoprì che i militari lusitani avevano un programma preciso e molto diverso dalla giunta golpista di Atene. Volevano infatti “democratizzare”, “sviluppare” e “decolonizzare” il proprio Paese». Chiudere per sempre, insomma, con l’Estado Novo, «un autoritarismo strettamente innervato dal colonialismo - lo definisce Vincenzo Russo - Quando salì al potere, Salazar guardò sicuramente al fascismo di Mussolini, di cui copiò il corporativismo, il partito unico, la polizia politica, la censura preventiva, senza però farne propria anche la mitologia rivoluzionaria, il culto della personalità. (Corriere del Ticino)

Ne parlano anche altre fonti

Il Portogallo ha celebrato un momento storico significativo: il 50° anniversario della Rivoluzione dei Garofani. Questo evento non solo ha rovesciato il dittatore Marcelo Caetano, ma ha anche messo fine a un regime autoritario che aveva dominato il paese per quasi cinquant’anni. (Tempo Italia)

Per giunta non quello che sta per iniziare in Svezia ma quello iconico del 1974 che riportò la democrazia in Portogallo. Impensabile, solo 5 anni fa. (Eurofestival News)

Solo la penisola iberica restava al palo, isolata dal resto del continente da due governi autoritari di estrema destra sostenuti dagli Usa in chiave anticomunista. La Germania ne pagava ancora il prezzo attraverso il Muro di Berlino, mentre Francia e Italia avevano visto lo splendore del boom economico che già stava tramontando. (Il Fatto Quotidiano)

Celeste Caeiro è entrata nella storia, non solo portoghese, con il semplice gesto di donare un fiore a un soldato il 25 aprile 1974 in piazza Rossio, nel cuore di Lisbona. La signora dei garofani ha 91 anni e in questi giorni vive a Alcobaça, nella casa della figlia e della nipote. (Il Fatto Quotidiano)

Nel programma politico il primo punto era la fine delle guerre. "Ci vollero 8 mesi di lavoro. (Il Fatto Quotidiano)

168, euro 18), già uscito da Sellerio e diventato un film con la regia di Maurizio Sciarra, Pardo d’oro al Festival del cinema di Locarno nel 2001, è un doppio viaggio nel tempo, in quello della Storia ma anche della memoria dell’ultima rivolta contro la dittatura militare più longeva d’Europa. (il manifesto)