Dopo 42 anni saluta i suoi 1.500 pazienti: «Se servono medici per i vaccini, ci sono»

Il Messaggero Veneto ECONOMIA

«La sera della prima giornata, alle 22 – racconta Ietri –, sono andato dalla moglie e le ho consegnato le chiavi dello studio.

Se per il dottor Levi lui era un figlio adottivo nella professione, «per me lui era un padre.

Cominciano anche le sostituzioni e va a Remanzacco al posto del dottor Giovanni De Cesara (ucciso da un paziente), che aveva oltre 4 mila pazienti.

Lascio, ma non abbandono il camice: se servono medici per i vaccini, io ci sono»

Dire che il dottor Ietri è stato un importante protagonista e testimone della storia di San Giorgio di Nogaro, non è esagerato, visto l’affetto e le numerose attestazioni di stima dimostrategli negli anni dai suoi 1.500 pazienti. (Il Messaggero Veneto)

Se ne è parlato anche su altri giornali

Gli spostamenti delle persone fermate, infatti, erano tutti giustificati: c’è chi raggiungeva la seconda casa e chi andava a trovare o un parente o un amico. Quattro persone, una in auto e tre a piedi, sono state multate perché non avevano un valido motivo per giustificare lo spostamento. (Il Messaggero Veneto)

Se una delle due persone fosse contagiata dal Sars-CoV2, in mezz’ora avrebbe il 30 per cento delle probabilità di infettare l’altra. Se queste goccioline vengono liberate in tutti gli ambienti chiusi il rischio contagio aumenta. (Il Messaggero Veneto)

«C’è amarezza nel vedere una Lignano così chiusa, tutti avremmo voluto aprire per Pasqua – afferma il primo cittadino –. La località è dotata di spazi molto ampi e il pericolo maggiore di assembramenti si concentra nei supermercati» (Il Messaggero Veneto)

Quattro persone, una in auto e tre a piedi, sono state multate perché non avevano un valido motivo per giustificare lo spostamento. Sempre sabato, in Borgo Stazione, un cittadino straniero è stato fermato per un controllo. (Il Messaggero Veneto)

La clinica di malattie infettive di Udine non aveva mai affrontato un’attività così intensa come quella gestita nella seconda fase della pandemia. Nonostante la pressione a cui sono sottoposti, i medici e gli infermieri delle Malattie infettive gestiscono anche le cure ambulatoriali dei pazienti trattati con gli anticorpi monoclonali. (Il Messaggero Veneto)