Valditara: in aula la maggioranza degli alunni deve essere italiana

Il Sole 24 ORE INTERNO

«Se si è d’accordo che gli stranieri si assimilino sui valori fondamentali iscritti nella Costituzione ciò avverrà più facilmente se nelle classi la maggioranza sarà di italiani, se studieranno in modo potenziato l’italiano laddove già non lo conoscano bene, se nelle scuole si insegni approfonditamente la storia, la letteratura, l’arte, la musica italiana, se i genitori saranno coinvolti pure loro nell’apprendimento della lingua e della cultura italiana e se non vivranno in comunità separate. (Il Sole 24 ORE)

Se ne è parlato anche su altre testate

Le parole del titolare dell'Istruzione arrivano all'indomani di quelle di Salvini, suo compagno di partito, che aveva proposto la quota massima di un 20% di bambini stranieri in una classe Nelle aule scolastiche «la maggioranza degli alunni deve essere italiana»: basta classi con troppi studenti stranieri. (LaC news24)

Matteo Salvini è convinto che limitando al 20% il numero degli studenti stranieri nelle classi i professori potranno spiegare scorrevolmente in italiano la loro materia, senza intralci, mentre il ministro Valditara pensa che assimilando gli stranieri ai valori della Costituzione le scuole non dovranno chiudere per Ramadan come è accaduto a Pioltello. (La Stampa)

Il nuovo tessuto sociale italiano porta a delle riflessioni, anche in tema scolastico: il ministro Valditara ha proposto la sua soluzione per migliroare il processo di inclusione e integrazione degli stranieri nel Paese (ilGiornale.it)

«Se si è d'accordo che gli stranieri si assimilino sui valori fondamentali iscritti nella Costituzione ciò avverrà più facilmente se nelle classi la maggioranza sarà di italiani, se studieranno in modo potenziato l'italiano laddove già non lo conoscano bene, se nelle scuole si insegni approfonditamente la storia, la letteratura, l'arte, la musica italiana, se i genitori saranno coinvolti pure loro nell'apprendimento della lingua e della cultura italiana e se non vivranno in comunità separate. (Corriere della Sera)