Nuove imposizioni da Bruxelles | Da non credere: Vietato dire “Natale” e chiamarsi Maria

La Luce di Maria INTERNO

Che il Natale non suscitasse grande simpatia tra i burocrati di Bruxelles non è mai stato un mistero.

Il culmine dell’assurdità, comunque, è la raccomandazione a non usare “nomi cristiani” come “Maria” o “Giovanni”, privilegiandone altri come “Malika” e “Giulio”.

Bisogna evitare, raccomanda la Commissione Europea, di ritenere che “chiunque sia cristiano”, mentre, al contrario, “bisogna essere sensibili al fatto che le persone abbiano differenti tradizioni religiose”. (La Luce di Maria)

Su altri media

In nome di una bieca ideologia si vuole sopprimere la cultura di un popolo. La Commissione Europea, tramite un documento interno, considera il Natale una festività poco "inclusiva". (LiberoQuotidiano.it)

Il caso Natale. In merito alle festività la commissione chiede di «evitare di dare per scontato che tutti siano cristiani». (Il Messaggero)

Per la trovata del ghiaccio, però, possiamo stare tranquille: non solo è geniale, ma è assolutamente approvata L’idea arriva da un video Tik Tok fatto dall’utente @gwmakeup, che in pochi giorni ha totalizzato oltre 2 milioni di like. (DireDonna)

Insomma, sembra che per rivolgersi a chicchessia nel modo corretto sia prima necessario rivolgere formalmente un questionario sui pronomi utilizzati. La Commissione europea cancella il Natale. Noi sdrammatizziamo ma c’è da piangere: nel documento per circolazione interna, rivelato in esclusiva dal Giornale e intitolato #UnionOfEquality. (Il Primato Nazionale)

Anzi, forse è anche pericoloso, dal momento che ormai si può dire ben poco E’, ancora, è meglio evitare espressioni come “il fuoco è la più grande invenzione dell’uomo” ma è giusto dire “il fuoco è la più grande invenzione dell’umanità”. (Stretto web)

Un vero e proprio vademecum del politicamente corretto che ha suscitato reazioni di sdegno da parte del mondo politico italiano. Unanime la condanna anche in seno al gruppo dell'Ecr dove, se Carlo Fidanza ha affermato che «siamo alla follia! (il Giornale)