In Cina si continuano a estrarre un sacco di bitcoin

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Wired Italia ECONOMIA

Secondo una ricerca del Cambridge Center for Alternative Finance la Cina sarebbe tornata a essere un importante hub per l’estrazione di bitcoin, il secondo al mondo dopo gli Stati Uniti.

Oggi vediamo che anche la Cina è tornata in carreggiata, con oltre il venti per cento di potenza di calcolo, seconda solo al trentasette per cento degli Stati Uniti

Secondo il report la ripresa sarebbe dovuta a una “improvvisa impennata delle operazioni svolte in segreto”. (Wired Italia)

Ne parlano anche altre fonti

La scomparsa della Cina dalla scena era comunque stato accolto in maniera molto positiva dalla comunità, in quanto era venuto a mancare uno dei principali motivi di accentramento della capacità produttiva della rete Bitcoin, anche considerando che la potenza perduta era stata largamente recuperata già a dicembre dello scorso anno, quindi l'assenza dell'apporto cinese è stato completamente assorbito in pochi mesi. (HDblog)

Gli Stati Uniti, infatti, restano il primo Paese con una quota del 37,84% della capacità di calcolo (che viene espressa in Exahash) che serve a minare bitcoin. La Cina viene preferita dai minatori in quanto l'energia elettrica consumata nel Paese è più economica perché deriva ancora in gran parte dal carbone. (DDay.it)

In Cina, i minatori di criptovalute, hanno trovato il modo per aggirare le restrizioni imposte dal governo centrale. Del resto la Cina rappresentava, all’epoca, tra il 65% e il 75% dell'hash rate mondiale. (Il Sole 24 ORE)

L'Italia resta ai margini del mondo del mining. Il dato emerge dall'ultimo aggiornamento del Cambridge Bitcoin electricity consumption index (Cbeci): secondo i dati pubblicati oggi, a gennaio 2022 la Cina ha bruciato il 21,1% dell'energia utilizzata nel mondo per generare Bitcoin; una percentuale che fa della Cina il secondo mercato più grande alle spalle degli Stati Uniti d'America al 37,8%. (idealista.it/news)

Le motivazioni dello stop erano per lo più di carattere energetico: la vasta presenza di minatori di cripto nel territorio cinese significava un enorme utilizzo di energia Dopo il duro e secco stop del governo però, tale valore crollò. (I-Dome.com)