Francesco, il mio cinema Paradiso
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Jorge Mario Bergoglio definisce il cinema neorealista «scuola di umanesimo».
Così il Papa chiede: «Che cosa facciamo perché i bambini possano guardarci sorridendo», con «fiducia e speranza?
Per il Pontefice si tratta di una stagione cinematografica che continua a essere «importante strumento» per una decisiva «catechesi di umanità».
E ora nuove riflessioni di Francesco - raccolte in un’intervista sul cinema di cui pubblichiamo un’anticipazione - guidano l’analisi sviluppata nel libro Lo sguardo: porta del cuore. (La Stampa)
Ne parlano anche altre testate
Se dovesse, dunque, indicare qual è la qualità più importante dello sguardo neorealista? Quando ero bambino, frequentavo spesso il cinema di quartiere, dove si proiettavano anche tre film di seguito. (ilmessaggero.it)
Per il Santo Padre il neorealismo è un’educazione allo sguardo e, a tal proposito, cita Simone Weil che al tema ha dedicato riflessioni di intensa spiritualità. E possiamo immaginare l’effetto di quei film per chi era emigrato all’estero, per sfuggire alla dittatura o alla miseria. (Corriere della Sera)
L’infanzia in sala. approfondimento. Anna Magnani 65 anni fa vinceva l'Oscar: i suoi film più famosi. L’amore per il neorealismo. Da bambino il futuro Papa Francesco conobbe il cinema italiano (Sky Tg24 )
Direi di più: quei film ci hanno insegnato a guardare la realtà con occhi nuovi. In quel film il racconto sugli ultimi è esemplare ed è un invito a preservare il loro prezioso sguardo sulla realtà. (Vatican News)
Nel suo magistero non di rado fa riferimento al cinema: talvolta la sentiamo citare questo o quel film. Fa parte dei ricordi belli della mia infanzia: i miei genitori mi hanno insegnato a godere dell'arte, nelle sue varie forme (la Repubblica)
Il Neorealismo tra memoria e attualità” (Effatà Editrice) che include una intervista a papa Francesco sul cinema (integralmente riportata in questa pagina) È chiaro che molto dipende dalla qualità dello sguardo che il cinema propone ma anche dalla qualità dello sguardo degli stessi spettatori. (Avvenire)