Azzannando con Phangs le stelle in formazione

Per il progetto Phangs, Muse ha osservato 30mila nebulose di gas caldo e ha raccolto circa 15 milioni di spettri di diverse regioni galattiche.

“Phangs rappresenta la prima volta in cui siamo stati in grado di mettere insieme una veduta così completa, scattando immagini sufficientemente nitide da vedere le singole nubi di gas, stelle e nebulose che contribuiscono alla formazione stellare»

«Possiamo osservare direttamente il gas che dà vita alle stelle, vediamo le stesse giovani stelle e assistiamo alla loro evoluzione attraverso varie fasi». (Media Inaf)

Se ne è parlato anche su altri giornali

Combinando queste nuove osservazioni con i dati dell’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (ALMA), di cui l’ESO è partner, l’equipe aiuta a gettare nuova luce su ciò che stimola il gas a formare nuove stelle. (MeteoWeb)

Sappiamo che le stelle nascono in nubi di gas, ma cosa innesca la loro formazione e come le galassie intervengono rimane un mistero. Le immagini così ottenute sono state combinate per individuare i vivai di stelle e comprendere se le formazioni stellari accadano nelle regioni galattiche dove ci si aspetta. (Global Science)

Un’equipe di astronomi ha pubblicato nuove osservazioni di galassie vicine che assomigliano a colorati fuochi d’artificio cosmici. Le immagini risultanti sono sbalorditive e offrono una visione vivace e spettacolare delle incubatrici stellari nelle galassie vicine a noi. (PaeseRoma.it)

Sulla Terra, l’ESO prevede di portare online il Very Large Telescope entro la fine del decennio Sebbene abbiano una buona padronanza del processo di nascita, ottenere una varietà di immagini di queste galassie vicine consente di porre domande più specifiche. (Generazione Scuola)

Questo gas è illuminato e riscaldato da giovani stelle e può innescare la nascita di nuove stelle I ricercatori combinano le loro nuove osservazioni con i dati dell’array di antenne ALMA , che l’ESO sta utilizzando in collaborazione. (ItaliaGlobale)

Le stelle nascono più spesso in regioni specifiche delle loro galassie ospiti: perché? Come ricorda RaiNews, si tratta di scatti che sono stati ottenuti attraverso il VLT dell’Eso, acronimo di Very Large Telescope dell’European Southern Observatory. (Computer Magazine)