Quella volta che Alboreto provò, a modo suo, la Ferrari F40 [VIDEO]

Tempo di lettura: < 1 minuto. Ieri è caduto il ventesimo anniversario dalla morte di Michele Alboreto.

Riavvolgiamo il rullino al 1987, quando a Maranello vennero tolti i veli alla magica F40.

Un giro d’ordinanza a Fiorano, già allora “culla” delle Ferrari stradali e sede dei test della scuderia, verso Milano, la città di Alboreto che non lo ha mai dimenticato.

Se non lo avete ancora visto ve lo proponiamo noi oggi, in ricordo e alla memoria di Michele Alboreto (1956-2001)

Ad aspettare Zermiani non c’era solo Alboreto, bensì la nuovissima Ferrari F40 che già era entrata nel cuore degli appassionati con il suo V8 e le sue forme senza tempo, ineguagliabili ancora oggi. (Autoappassionati.it)

Ne parlano anche altre testate

Molto sofisticata per i suoi anni. Particolarmente curata è l’aerodinamica della Ferrari F355 berlinetta, dotata di fondo carenato, che funziona come una sesta faccia, per concorrere alla buona deportanza del modello, senza far ricorso a vistose ed antiestetiche appendici aerodinamiche. (ClubAlfa.it)

L'impresa sta facendo il giro del mondo, come avvenuto in precedenza con la Bugatti e la Lamborghini, con cui la finta 488 Gtb condivide il telaio realizzato in acciaio con fibra di vetro e colla composita. (La Gazzetta dello Sport)

Fra le varie vetture proposte ci sarà anche una bellissima Ferrari F50 del 1995 con telaio n°ZFFTG46A5S0103922. La Ferrari F50 è costituita da prese d’aria profonde nel cofano anteriore, un piccolo abitacolo e un enorme alettone posteriore, oltre a cerchi in lega di magnesio da 18”. (ClubAlfa.it)

Usata per vendere meloni. Oltre a questa gente, c’è chi invece dà fondo al proprio ingegno e alla propria creatività per sviluppare una, utilizzandola per le funzioni più disparate. E’ il caso di due giovani vietnamiti, riusciti a replicare unainstallando però un motore del tutto particolare. (SportFair)

Una meccanica collaudata. In quegli anni nei listini di casa Ferrari era presente una vera istituzione di nome “Berlinetta Boxer”. La curiosa collocazione voleva porre rimedio alla visibilità posteriore molto limitata dalle generose dimensioni del retrotreno. (1000cuorirossoblu.it)