Intesa SP – Il delisting di Ubi previsto il 18 settembre

Il Cittadino on line ECONOMIA

Le azioni ordinarie di Ubi Banca saranno revocate dalla quotazione sull’MTA (delisting) a decorrere dal giorno di Borsa aperta successivo al giorno di pagamento del corrispettivo dell’obbligo di acquisto, ossia il 18 settembre 2020.

L’obbligo di acquisto, che riguarda il 9,8164% residuo del capitale di Ubi, è scattato dopo che Intesa Sanpaolo, ad esito dell’Opas, ha raggiunto una partecipazione superiore al 90% ma inferiore al 95% del capitale della stessa Ubi. (Il Cittadino on line)

Se ne è parlato anche su altri media

Che cosa è scritto nella relazione semestrale di Nexi su Intesa-Ubi, Covid e non solo. Covid e Intesa-Ubi attapirano le prospettive di Nexi. Ecco tutti i dettagli che emergono dalla relazione semestrale. (Startmag Web magazine)

L'Atalanta è di proprietà della famiglia Percassi, potente dinastia imprenditoriale bergamasca che aveva gettato il suo peso sull'offerta di Intesa. ntesa Sanpaolo nuovo partner bancario della squadra di calcio dell'Atalanta. (Avvenire)

L'operazione, spiega la banca in un comunicato, "ha l'obiettivo di mettere in sicurezza l'azienda, tutelare gli interessi fondamentali dei lavoratori e del territorio e le ragioni di tutte la parti coinvolte, garantendo ancora una volta quel quadro di valori che sono alla base della missione di Intesa Sanpaolo". (il Resto del Carlino)

Sarà poi l’assemblea prevista per la primavera del 2021 quella invece chiamata ad approvare la fusione di Ubi in Intesa Sanpaolo. Il prossimo passo sarà l’assemblea del cda prevista entro metà ottobre, che dovrà nominare il nuovo board che dovrà gestire l’integrazione. (Bluerating.com)

Luca Percassi, ad dell’Atalanta: «Un accordo importante che conferma e rafforza il percorso di crescita della nostra società». Una partnership prestigiosa per l’Atalanta. (Corriere della Sera)

Ferrarini ha debiti per centinaia di milioni verso banche e fornitori ma la famiglia resiste e punta sull'offerta concorrente che vedrebbe protagonista il gruppo valtellinese Pini. Ci sono i soldi dovuti alle banche, quelli ai possessori di alcuni bond e quelli che spetterebbero a oltre 1.500 fornitori. (Il Fatto Quotidiano)