Agnieszka Holland: «Quei migranti intrappolati. Il cinema denunci le torture»

Di Valerio Cappelli La regista polacca: «La mia favola nera sui rifugiati in fuga lungo l confine tra Polonia e Bielorussia. Appartengo a una generazione che si sente responsabile nel rappresentare dilemmi e vuole discuterne» VENEZIA Cosa facciamo quando qualcuno bussa alla nostra porta in cerca d’aiuto? «Io parlo di quello che accade al confine tra Polonia e Bielorussia», dice Agnieszka Holland, regista di Green Border, in gara, veterana dei diritti civili, e ricordando i migranti morti per raggiungere l’Europa chiede un minuto di silenzio. (Corriere della Sera)

Su altre fonti

C’è tuttavia un altro fronte europeo nel quale da anni si sta consumando una sanguinosa tragedia umanitaria: lo Zielona Granica, il “confine verde”. (Best Movie)

Impossibile rimanere indifferenti di fronte all’odissea umanitaria e disumana narrata in bianco e nero, perché oggi è questo il tono del mondo, dalla regista polacca Agnieszka Holland in Green border, in concorso: tempi che non si lasciano corrodere dalla fretta del box office, macchina da presa a ridosso dei corpi in fuga nel bosco di Hansel e Gretel, l’oscura foresta che fa da confine tra Bielorussia e Polonia, terra di nessuno dove sopravvivono, muoiono, vengono torturati i migranti provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente, in attesa di rifugio politico. (Elle)

Morire mille volte. Lo canta il rapper francese Youssoupha alla fine del film di Agnieszka Holland “Green Border” che racconta il dramma dei respingimenti dei profughi africani e mediorientali sul “confine verde” (circondato da foreste) tra Bielorussia e Polonia (Il Mattino di Padova)

Siamo al confine tra Bielorussia e Polonia, nel pieno della crisi umanitaria, e la macchina da presa segue con un taglio quasi documentaristico un gruppo di profughi in fuga dal Medio Oriente e dall’Africa che cerca di trovare riparo in Europa (Il Cittadino)

Lo canta il rapper francese Youssoupha alla fine del film di Agnieszka Holland “Green Border” che racconta il dramma dei respingimenti dei profughi africani e mediorientali sul “confine verde” (circondato da foreste) tra Bielorussia e Polonia (La Nuova Venezia)

Il film, diviso in capitoli, narra le storie di diverse persone coinvolte in questa realtà spesso ignorata, tra cui una famiglia di rifugiati siriani, un insegnante di lingua inglese dall’Afghanistan, una giovane guardia di frontiera e un gruppo di volontari coraggiosi. (Stranieri in Italia)