Gran Bretagna, Uber bocciato dalla Corte Suprema: gli autisti hanno diritto a salario minimo e ferie

La Stampa ESTERI

Lo ha deciso la Corte Suprema britannica, chiudendo una battaglia legale durata sei anni e che avrà ripercussioni importanti su tutta la cosiddetta «gig economy».

Uber sosteneva che questo criterio dovesse applicarsi solaente quando gli autisti avevano a bordo dei passeggeri.

A seguito del pronunciamento della Corte Suprema, il tribunale del lavoro dovrà ora decidere l'entità degli indennizzi per i 25 autisti che inizialmente hanno intentato la causa contro Uber

Gli autisti di Uber hanno diritto a ferie e malattia pagate e ad un salario minimo. (La Stampa)

La notizia riportata su altri giornali

Inoltre, la sentenza potrebbe anche comportare altre conseguenze per Uber, come un conto salato di compensazione. Decine di migliaia di autisti Uber, quindi, avranno diritto al salario minimo e alle ferie. (EuropaToday)

Uber ha in Gran Bretagna il suo mercato europeo più consolidato sia sul terreno del trasporto dei passeggeri (quantificati in svariati milioni soltanto a Londra) sia su quello del delivery. Schiaffo della Gran Bretagna alla statunitense Uber. (Il Fatto Quotidiano)

Così ha deciso stamattina la Corte Suprema di Londra, per quella che è una sentenza che potrebbe fare scuola, per lo meno in Regno Unito Qualora anche questa decisione venisse confermata, il futuro di Uber in Regno Unito potrebbe dunque essere fortemente in bilico. (la Repubblica)

La sentenza (leggi qui il testo) è definitiva e la piattaforma digitale americana che permette di collegare autisti privati ai passeggeri in tragitti urbani in concorrenza con i taxi - il cosiddetto, in inglese, «ride hailing» - non potrà più fare ricorso. (Il Manifesto)

Ha provato con la Corte Suprema ma è stata nuovamente sconfitta. La Corte Suprema del Regno Unito ieri ha deciso che gli autisti di Uber nel Regno Unito sono lavoratori impiegati da Uber, piuttosto che lavoratori autonomi. (LondraNews)

Ora l’impegno del gruppo sarà quello di «fare di più» e consultarsi direttamente con gli autisti attivi nel paese, per verificare che genere di cambiamenti si attendano L’azienda ha replicato di aver già «fatto significativi cambiamenti» al suo modello di business da allora, proprio per venire incontro alle esigenze dei guidatori coinvolti nel servizio. (Il Sole 24 ORE)