Petrolio o ambiente? Il paradosso norvegese alla prova del voto

Il Sole 24 ORE ESTERI

Contribuisce inoltre l’abbondanza di elettricità “pulita”, prodotta cioè da fonti rinnovabili – il 96% in Norvegia arriva dai 1500 impianti idroelettrici del Paese.

E sebbene il fondo abbia iniziato a diversificare il suo portafoglio, disimpegnandosi gradualmente dagli idrocarburi per investire anche nelle energie green, rimane azionista di molte compagnie petrolifere

Il peso di petrolio e gas. Nato nel 1996 per investire i proventi ottenuti dallo Stato con il petrolio, è oggi il più grande fondo sovrano al mondo, con un valore di mercato vicino ai 1200 miliardi di euro. (Il Sole 24 ORE)

Ne parlano anche altre fonti

Il primo tema dello scontro infatti è la divergenza tra chi vuole continuare ad affidare al petrolio la priorità nella produzione della ricchezza nazionale, come i conservatori ora al governo e pare destinati alla sconfitta e i socialdemocratici eredi di Jens Stoltenberg, e chi invece vuole accelerare l'addio a estrazione e ricerca di greggio e altri combustibili fossili in nome della salvezza del clima e dell´ambiente (la Repubblica)

La Norvegia è infatti il terzo esportatore mondiale di petrolio, dopo Arabia Saudita e Russia, che gli garantisce il 42% delle esportazioni delle produzioni del paese fornendo lavoro a 200mila persone (su 5,3 milioni di abitanti) e rappresenta il 25% del La ricchezza della Norvegia deriva, principalmente, dal settore energetico sia rispetto al gas naturale che all’idroelettrico. (Il Manifesto)

Nel 2017 si era formato un esecutivo di minoranza tra l’Hoyre e i populisti del Fremskrittspartiet, (FrP, partito del progresso) Non solo il distacco tra la destra e i laburisti potrebbe aumentare di diversi punti a favore dei socialdemocratici ma sarebbero gli storici alleati centristi a perdere consensi. (L'agone)