Processo Regeni, i pm: «Così gli 007 egiziani hanno stretto una ragnatela attorno a Giulio». I giudici: «Fu torturato e ucciso brutalmente»

Open INTERNO

Tra settembre 2015 e gennaio 2016 gli imputati hanno stretto una vera e propria «ragnatela» attorno a Giulio Regeni. Una ragnatela creata tramite l’acquisizione a sua insaputa del passaporto, perquisizioni domiciliari mentre era assente, pedinamenti, fotografie e video, ma anche attraverso le persone che il ricercatore considerava amiche e che in realtà riferivano in tempo reale ai quattro imputati quanto accadeva nei loro incontri. (Open)

Ne parlano anche altri media

"Brutale e gratuita violenza fisica e di inflizione di sofferenze corporali personali che non possono che avere prodotto, per la loro imponenza, gravissimo dolore e tormento in senso stretto, in un crescendo che ha originato l'evento morte, anche a voler trascurare il dato del patimento psicologico". (Espansione TV)

Giulio Regeni è stato vittima di una vera e propria “ragnatela” che gli imputati hanno stretto attorno al ricercatore friulano tra il settembre del 2015 e il 25 gennaio del 2016, giorno del suo rapimento. (Il Messaggero Veneto)

È entrato nel vivo il processo per l’omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore friulano rapito torturato e ucciso in Egitto nel 2016. La procura ha presentato ai giudici il quadro ed è stato stilato un calendario per le prossime udienze quando cominceranno a essere sentiti i testimoni. (Il Fatto Quotidiano)

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha risposto così oggi in aula al Senato alle critiche mosse dal segretario del Pd Elly Schlein dopo gli accordi siglati domenica con il presidente egiziano Al Sisi. (Il Friuli)

Ma per ricostruire il sequestro, le torture subite e l’omicidio di Giulio Regeni avvenuti in Egitto fra il 25 gennaio e il 3 febbraio 2016 c’è ancora bisogno dell’aiuto del governo italiano. Il processo è cominciato, e se ne occuperanno magistrati e avvocati. (Corriere Roma)

“Grazie a questa rinnovata cooperazione e ai buoni rapporti coltivati abbiamo raggiunto l’importante risultato della scarcerazione di Patrick Zaki, ma a differenza di quanto sostenuto da alcuni, non abbiamo interrotto, e non intendiamo interrompere, la ricerca della verità sul caso di Giulio Regeni, come dimostra il processo in corso in Italia, che il governo segue con molta attenzione e rispetto al quale ci siamo costituiti parte civile”. (Il Fatto Quotidiano)