TIM, Giorgetti: "Controllo strategico rete resta obiettivo" - Economia e Finanza

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Il controllo strategico della rete resta un obiettivo del governo. È quanto ha affermato il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, a margine del forum Aspen Italia Francia. Giorgetti, al quale era stato chiesto se per il governo resti comunque l'obiettivo di una rete nazionale a controllo pubblico, ha detto che "il controllo strategico della rete resta non solo un obiettivo dichiarato ma che cercheremo di praticare". (Finanza Repubblica)

Ne parlano anche altre testate

Il controllo strategico della rete resta un obiettivo del governo. È quanto ha affermato il, a margine del forum Aspen Italia Francia. (Teleborsa)

Tim: torna al centro dei riflettori con l’offerta di KKR, il nodo resta la valutazione della rete (Borse.it)

“Dovremo vedere la proposta di KKR […], poi il governo la valuterà una volta che avrà compreso appieno la proposta”, ha detto oggi Giorgetti, secondo quanto riferito da un portavoce, precisando che “il controllo strategico della rete rimane un obiettivo non solo dichiarato ma anche ricercato”. (Wall Street Italia)

Appare, infatti, assai complicato, a meno ovviamente di non scontentare qualcuno, trovare una soluzione che riesca a coniugare la volontà del governo Meloni, espressa in passato anche dalla stessa presidente del Consiglio, di salire al controllo della rete con quella del gruppo statunitense di rilevare una quota di maggioranza della medesima infrastruttura. (L'HuffPost)

È quanto ha affermato il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, a margine del forum Aspen Italia Francia. Il controllo strategico della rete resta un obiettivo del governo. (finanza.ilsecoloxix.it)

Quattordici mesi, è questo il tempo passato dall’Opa (o meglio, dalla proposta d’Opa) del fondo Usa Kkr su tutta Tim (a 0505 euro per azione) all’offerta per la sola rete di qualche giorno fa. Agli osservatori più attenti non sarà sfuggito che nel mese di novembre del 2021, il primo azionista di Tim, i francesi di Vivendi che oggi come allora avevano il 23,75% del gruppo italiano di tlc, diedero appena modo al mercato di apprezzare la ghiotta novità per poi bocciare senza appello i circa 11 miliardi messi sul piatto da private equity americano. (Verità e Affari)