RAI, le ragioni del flop dello sciopero di ieri. “Altro che Tele Meloni, è fascista chi non accetta il dissenso” | INTERVISTA

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Un terremoto mai visto prima nei corridoi di Saxa Rubra. Oggi in RAI non si parla d’altro e probabilmente sarà così ancora a lungo, perché è una svolta storica che non ha precedenti. Lo sciopero dei giornalisti RAI indetto ieri da USIGRAI è stato un flop. Gli organizzatori hanno detto di aver avuto un’adesione del 75%: anche se fosse vero, significa che loro stessi stanno certificando di non avere più il controllo del 25% dei giornalisti della televisione pubblica nazionale. (StrettoWeb)

Ne parlano anche altre fonti

Roma, 7 mag – Basterebbe ragionare un minimo: ma che sistema opprimente è uno in cui tutta la stampa rimbalza in modo praticamente unanime uno stesso e identico messaggio? Non ci vuole neanche un genio per capirlo, sarebbe sufficiente semplicemente fare le dovute addizioni e unire i puntini. (Il Primato Nazionale)

Alfredo Rossi, responsabile dell’ambulatorio di tricologia del Policlinico Umberto I, Laura sta vivendo una rinascita, per via di un innovativo trattamento proveniente dagli Stati Uniti e applicato dai nostri medici. (Frosinone News)

Questi no. "Quando arrivarono i comunisti la Rai venne parlamentarizzata, la Dc aveva l'1, i socialisti il 2, i comunisti il 3. (L'HuffPost)

Il grottesco, per affrontare il tema apparentemente secondario, è il disinteresse mostrato dai vertici sulla mancanza di approvazione definitiva del Contratto di servizio, pur siglato nella seduta dello scorso 18 gennaio dal consiglio di amministrazione e dal governo un paio di mesi dopo, e ora all’esame della Corte dei conti. (il manifesto)

"Era stato lanciato questo poderoso sciopero da parte dell'ex sindacato unico della Rai, il Soviet di Usigrai. Uno sciopero surreale contro l'occupazione politica della Rai, come se nei 50 anni precedenti fossero andati in onda dalla Svizzera". (Liberoquotidiano.it)

Del diktat partito dal settimo piano di Viale Mazzini per far fallire la protesta sindacale. Nessuno, alla vigilia, avrebbe scommesso un euro sulla messa in onda dei due Tg principali, ancorché in formato ridotto. (la Repubblica)