Trattativa, i giudici: carabinieri assolti “agirono nell’interesse dello Stato”. Ma fu “improvvida iniziativa” seguita da “sconcertanti omissioni” su covo di Riina e latitanza Provenzano

Il Fatto Quotidiano INTERNO

Per i giudici i carabinieri avrebbero voluto “favorire la latitanza di Provenzano in modo soft”.

Ma per “fini solidaristici” ovvero “la salvaguardia dell’incolumità della collettività nazionale e di tutela di un interesse generale – e fondamentale – dello Stato“.

Per i giudici non c’è la prova certa dell'”ultimo miglio” ovvero che abbia comunicato all’allora premier Silvio Berlusconi la minaccia mafiosa. (Il Fatto Quotidiano)

Ne parlano anche altri giornali

La corte ha confermato le condanne per i capi Leoluca Bagarella e Antonino Cinà. I giudici d'Appello confermano dunque l'esistenza di una trattativa definita "improvvida iniziativa". (La Stampa)

La corte d'assise d'appello di Palermo ha depositato le motivazioni della sentenza con la quale il 23 settembre scorso ha definito il processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. La Corte d'assise d'appello di Palermo, lo scorso settembre era stata presieduta da Angelo Pellino (MeridioNews - Edizione Sicilia)

I giudici ricordano anche le “doglianze che Borsellino aveva personalmente raccolto nei suoi contatti con i carabinieri del Ros”. Trattativa a metà fra quella politica e di polizia. (Grandangolo Agrigento)

- prosegue la corte - Né Mori e i suoi potevano essere certi dell’esistenza all’interno dell’abitazione di tracce utili alle indagini o addirittura di documento compromettenti. La corte, presieduta da Angelo Pellino, condannò invece i boss Leoluca Bagarella e Antonino Cinà. (Giornale di Sicilia)

La Corte d’assise d’appello di Palermo ha depositato le motivazioni della sentenza con la quale il 23 settembre scorso ha demolito la sentenza di primo grado del processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. (Secolo d'Italia)

Per i giudici i carabinieri avrebbero voluto “favorire la latitanza di Provenzano in modo soft”. Per i giudici non c’è la prova certa dell'”ultimo miglio” ovvero che abbia comunicato all’allora premier Silvio Berlusconi la minaccia mafiosa. (Il Fatto Quotidiano)