Eurovision, più politica che musica

Che sgambettavano sulle note di Waterloo - immaginavano quanto l'Eurovision Song Contest potesse diventare uno strumento potente cinquant'anni dopo. Manifestazione canora tra le più seguite al mondo, caduta nell'oblio tra gli anni Novanta e i Duemila, ha ripreso vigore circa dieci anni fa, quando lanciò la drag queen austriaca Conchita (Inside Over)

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Sabato sera ho avuto l’idea malsana di sintonizzarmi su Rai Uno per seguire la finalissima dell’Eurovision song contest, che per chi non lo sapesse è l’equivalente europeo del Festival di Sanremo: a spingermi verso l’incauto gesto non è stato un interesse per le canzoni in gara, di cui mi frega molto poco (conoscevo solo ‘La noia’ di Angelina Mango, rappresentante dell’Italia nella competizione), quanto piuttosto una sincera curiosità nei confronti del chiassoso circo di polemiche che ha accompagnato l’esibizione della cantante israeliana Eden Golan, vero caso mediatico di questa edizione dell’Eurovision ospitata dalla Svezia, a Malmö. (Termometro Politico)

Fonte: Mario Adinolfi Questa cosa per cui all’Eurovision si regolano conti ideologici e vince l’Ucraina o si fa la guerra tutto il mondo contro la cantante israeliana a me non piace, è tra le ragioni per cui non lo guardo. (Arianna Editrice)

Come quello colorato, leggero e gaio dell’Eurovision Song Contest di Malmoe, che è stato uno dei più politici della sua storia nonostante l’intento degli organizzatori di lasciare fuori dalla bolla da loro costruita problemi, difficoltà e contraddizioni e lasciare spazio unicamente alla festa e ad innocue melodie. (Corriere del Ticino)

Intanto complimenti. Più che un mega show, l'Eurovision Song Contest è un cronometro visto che spacca il minuto e anche la finale di sabato, con 25 esibizioni e tutta la trafila delle votazioni si è chiusa all'ora prevista, roba da record. (ilGiornale.it)

Non se ne può più di retrogradi ancorati a stereotipi da riproporre sempre identici. Nessuno scandalo, ma quanta noia nel vedere i soliti uomini con i collant rosa cipria e la faccia truccata non da donna, ma da baraccona. (ilGiornale.it)

È successo già a febbraio, al Festival di Sanremo, dove molti artisti in gara si sono espressi in merito alla guerra che sta dilaniando la Palestina, dal «Cessate il fuoco» di Dargen D’Amico allo «Stop al genocidio» di Ghali. (Culture)