Straniera e popolare, la Biennale guarda a Sud

Avvenire Due sono i fili conduttori di questa nuova edizione della Biennale di Venezia dedicata all’arte: lo straniero e l’elemento popolare dell’arte. Dentro questi due “contenitori” semantici si trovano altri temi che rendono una nuova attualità a parole molto logorate dal tempo e dall’uso. Dentro straniero risuonano termini come diversità e differenza, ma anche intruso ed estraneo; e questioni che rientrano nel coloniale, vale a dire razzismo, discriminazione, risarcimento. (Avvenire)

Ne parlano anche altri giornali

Non solo Biennale di Venezia 2024: la Laguna va esplorata nei suoi luoghi più autentici. Parola di Margherita Picardi, founder del brand di gioielli personalizzati Mapi, ma soprattutto nativa di Murano, che qui ci regala la “sua” città (Vogue Italia)

Sono 88 quest’anno, le partecipazioni nazionali alla Biennale. Erano 80 nel 2022 – ma 89 nel 2019, quindi si è tornati ai livelli pre-Covid – con nuovi ingressi (sono in laguna per la prima volta Benin – tra l’altro con un padiglione molto ben fatto, sul tema della fragilità – Etiopia, Timor Est e Tanzania), a dimostrazione del prestigio all’apparenza inscalfibile dell’istituzione veneziana. (Avvenire)

«L’espressione Stranieri Ovunque – spiega Adriano Pedrosa, curatore della Biennale d'Arte 2024 - ha più di un significato. Innanzitutto, vuole intendere che ovunque si vada e ovunque ci si trovi si incontreranno sempre degli stranieri: sono/siamo dappertutto. (Vanity Fair Italia)

Tra le decine di eventi in calendario, ce n’è uno in particolare che interpreta il tema in chiave gastronomica, utilizzando l’alimento che storicamente e culturalmente ha da sempre rappresentato un terreno di condivisione, privo di frontiere, il pane. (Dissapore)

Giorno tre (Il giornale dell'Arte)

Sarà stato il titolo a suggestionarmi, ma quest’anno negli spazi della Biennale d’Arte di Venezia mi è sembrato di sentir parlare più lingue del solito: davanti a me al bookshop, in fila per acquistare la versione economica del catalogo, tutti si lamentavano (in inglese, francese, spagnolo) che fosse disponibile soltanto in italiano (la versione inglese ovviamente esiste, ma per qualche motivo, o errore, non era ancora disponibile). (Rivista Studio)