Stato-mafia, depositate le motivazioni delle assoluzioni in appello

La Stampa INTERNO

La corte ha confermato le condanne per i capi Leoluca Bagarella e Antonino Cinà.

I giudici d'Appello confermano dunque l'esistenza di una trattativa definita "improvvida iniziativa".

In primo grado Dell'Utri era stato condannato a dodici anni, in appello i giudici lo hanno assolto dall'accusa di minaccia a corpo politico dello Stato.

sotto il terribile ricatto della ripresa (o della prosecuzione) della stagione stragista che aveva insanguinato gli anni 1992 e 1993»

E' quanto scrivono i giudici della Corte di assise di appello. (La Stampa)

Ne parlano anche altre fonti

La Corte d'assise d'appello di Palermo, lo scorso settembre era stata presieduta da Angelo Pellino La corte d'assise d'appello di Palermo ha depositato le motivazioni della sentenza con la quale il 23 settembre scorso ha definito il processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. (MeridioNews - Edizione Sicilia)

In appello i tre ufficiali sono stati tutti assolti, così come l’ex senatore Marcello Dell’Utri, tutti accusati di minaccia a corpo politico dello Stato. La Corte d’assise d’appello di Palermo ha depositato le motivazioni della sentenza con la quale il 23 settembre scorso ha demolito la sentenza di primo grado del processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. (Secolo d'Italia)

“E’ assai più probabile, incrociando le varie fonti di datazione degli avvenimenti in oggetto, che Riina sia stato edotto dell’iniziativa dei carabinieri del R. - prosegue la corte - Né Mori e i suoi potevano essere certi dell’esistenza all’interno dell’abitazione di tracce utili alle indagini o addirittura di documento compromettenti. (Giornale di Sicilia)

Per i giudici i carabinieri avrebbero voluto “favorire la latitanza di Provenzano in modo soft”. L'”improvvida iniziativa” della trattativa da parte dei carabinieri ci fu, fu “accettata da Riina” e fu portata avanti, aprendo un “canale di comunicazione” con la mafia. (Il Fatto Quotidiano)

Ma per “fini solidaristici” ovvero “la salvaguardia dell’incolumità della collettività nazionale e di tutela di un interesse generale – e fondamentale – dello Stato“. Per i giudici i carabinieri avrebbero voluto “favorire la latitanza di Provenzano in modo soft”. (Il Fatto Quotidiano)

Le motivazioni sono state depositate in cancelleria ieri nel tardo pomeriggio. I giudici ricordano anche le “doglianze che Borsellino aveva personalmente raccolto nei suoi contatti con i carabinieri del Ros”. (Grandangolo Agrigento)